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Attualità martedì 04 maggio 2021 ore 15:05

Hanno chiuso più imprese di quelle che sono nate

E' un saldo "nero" quello tracciato dalla Camera di Commercio in relazione ai primi tre mesi di questo anno. Ma non ci sono solo dati negativi



AREZZO — Nei primi tre mesi del 2021 nella provincia di Arezzo si è registrato un saldo negativo fra iscrizioni e cessazioni di 74 imprese. Nei primi tre mesi dell’anno si sono registrate 556 nuove aperture (5 in meno rispetto al 2020) e 630 chiusure (161 in meno rispetto al 2020)

“Il confronto con il primo trimestre dello scorso anno, toccato solo in parte dall'emergenza Covid -commenta la vicepresidente vicaria Anna Lapini - mostra un rallentamento nella lunga serie (ormai decennale) di segni negativi. Il miglioramento del saldo è però dovuto non tanto ad una ritrovata vivacità imprenditoriale, visto che le nuove iscrizioni sono rimaste tutto sommato stabili (-0,9%), quanto ad un netto calo delle cessazioni (-20,4%). Le chiusure, in particolare, registrano il valore di gran lunga più basso nella serie dei primi trimestri degli ultimi dieci anni. E’ ragionevole presupporre, in considerazione della gravità della crisi che sta ancora condizionando la demografia imprenditoriale, l’esistenza di una “platea nascosta” di imprese che in altre circostanze avrebbero sicuramente già interrotto l’attività. Il rischio è che, nei prossimi trimestri, il saldo tra iscrizioni e cessazioni mantenga un andamento fortemente negativo".

“Il numero complessivo delle sedi di impresa in provincia di Arezzo – evidenzia il segretario generale dell’Ente Marco Randellini- si attesta a fine marzo a 37.050 unità, in sostanziale stabilità (- 0,1%) rispetto al corrispondente dato del 2020. Non altrettanto si può dire invece per quanto riguarda l’occupazione: gli addetti operanti nelle imprese aretine si attestano a 116.673, in diminuzione di 3.759 unità in valore assoluto e del 3,1% in termini relativi. Diminuiscono del 2,3% le aziende agricole così come le attività manifatturiere, che fanno registrare un calo dell’1,1%. All’interno del comparto manifatturiero le principali specializzazioni sono tutte caratterizzate dal segno negativo: le imprese del comparto orafo sono l’1,6% in meno rispetto al marzo del 2020 ed anche nella moda la flessione è similare (-1,2%). Nel terziario, i settori più colpiti sono i trasporti (-2,1%) ed il commercio (-0,8%), particolarmente quello al dettaglio (-1,6%). Se il numero delle imprese dei servizi di alloggio mostra i primi segnali di cedimento (-1,2%), non altrettanto si può ancora dire per la ristorazione che fa registrare un aumento di 16 imprese (+0,7%), dato certamente contradittorio rispetto alla realtà di uno dei settori più colpiti dalle conseguenze della pandemia. Probabilmente - continua Randellini -  un quadro più esaustivo e preciso di quanto la crisi abbia inciso sul tessuto economico aretino lo potremmo avere a partire dai dati di metà anno. Al momento, il sistema economico provinciale sta dando prova di una notevole capacità di resistenza, ma è pur vero che l’economia nazionale è in qualche modo “anestetizzata” dalle misure straordinarie di sostegno messe in campo e che potrebbero trovare una parziale prosecuzione nella futura fase di operatività del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.


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