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Attualità martedì 09 marzo 2021 ore 12:43

Superbonus, "i termini slittino al 2024"

Il segretario di Inarsind, l'aretino Becucci, sottolinea il valore del provvedimento ma evidenzia anche delle criticità. Lettera al Governo



AREZZO — “Il Decreto rilancio, con il Superbonus edilizio, ha dato una spinta eccezionale all’edilizia residenziale, in un momento estremamente critico per l’economia italiana” ma Inarsind, associazione sindacale nazionale che riunisce Architetti e Ingegneri liberi professionisti ritiene però che “questa spinta, a causa delle tempistiche ristrette, ha anche causato alcune distorsioni importanti al mercato e criticità nel processo”.

Il segretario nazionale, l’architetto aretino Marco Becucci, propone allora “una diluizione dei tempi per la realizzazione di questo importantissimo processo di riqualificazione, processo che porterà l’Italia a risolvere le grandi criticità del patrimonio immobiliare, riducendo i rischi per la salute e la sicurezza, i consumi energetici favorendo l’emersione di una rilevante quota del mercato sommerso”.

“Il prolungamento dei termini per l’esecuzione delle opere al 2024 - è la richiesta Inarsind - consentirà anche a coloro che stanno adesso valutando gli interventi di portarli a termine senza forzare i tempi e dedicando il giusto spazio allo studio, alla progettazione, all’approvazione e all’esecuzione degli stessi”.

Questo è anche il contenuto principale di una lettera - a firma del presidente nazionale Roberto Rezzola e del segretario Becucci - che la stessa Inarsind ha inviato al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, al Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco e al presidente del Consiglio Mario Draghi, lettera nella quale si chiede appunto che il cosiddetto Superbonus 110% possa vedere la proroga per l'esecuzione delle opere edilizie fino a fine 2024.

Insomma, secondo Ingegneri e Architetti liberi professionisti “non si può pensare di riqualificare l’intero patrimonio immobiliare italiano in meno di due anni. Un patrimonio importante e che per anni non è stato sostenuto adeguatamente. Lo strumento adottato – spiega poi la lettera - ha di fatto generato una corsa alla riqualificazione, o meglio all’ottenimento di detrazioni fiscali, che, allo stato attuale, ha prodotto anche alcuni distorsioni tra cui un deciso aumento dei prezzi dei materiali, difficoltà nelle tempistiche per l’avvio dei lavori, il blocco di molti uffici per l'edilizia privata comunali o il ritardo nell’approvazione dei progetti da parte degli stessi uffici, a causa dell’improvviso aumento delle pratiche presentate e del ridotto personale presente in quanto in smart working. Segnalate anche difficoltà nel reperimento di forza lavoro e un forte rallentamento delle altre attività edilizie ordinarie, questo perché considerate meno interessanti e remunerative da parte delle imprese, con conseguenti problematiche generali allo sviluppo delle infrastrutture e dell’edilizia non residenziale”.


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