Sport domenica 02 maggio 2021 ore 17:10
Arezzo, la disfatta dell'Armata Brancaleone
Gli amaranto perdono a Cesena e retrocedono come ultimi in classifica in Serie D. Squadra inesistente dal punto di vista tecnico e caratteriale
CESENA — Ci avevamo creduto, ci eravamo perfino illusi ma se uno "nasce rotondo non può morire quadrato". E questo è quello che è successo all'Arezzo. Questa squadra è nata male. La società è arrivata poche settimane prima che iniziasse il campionato e si è affidata a manager inadeguati. Così è stata allestita una squadra senza né capo e né coda. Ma la proprietà ha deciso di fare investimenti. Hanno iniziato a spendere fior di quattrini per comprare quei giocatori dal passato importante ma dal presente incerto, anzi senza ingaggio. Addirittura sono andati a prendere uno che ha giocato la Champions League (incredibile ma vero visto le prestazioni in amaranto di Cerci). Hanno cambiato direttori, manager ma senza trovare una dirigenza valida e capace. Si sono avvicendati ben tre allenatori ed il risultato è sempre stato lo stesso.
L'Arezzo ha iniziato il campionato così come lo ha finito: ultimo in classifica. Prima Potenza, poi Camplone ed infine Stellone si sono trovati davanti giocatori inadeguati a vestire una maglia tanto importante.
La dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, si è vista contro il Cesena. Una partita che doveva essere vinta, o quantomeno non persa, è stata affrontata come si va ad una scampagnata. Negli occhi di questi ragazzi c'era il terrore e non la determinazione necessaria per compiere un'impresa sportiva. Anche Stellone ha le sue responsabilità, non è stato capace di dare le giuste motivazioni ed ha cambiato continuamente modulo e interpreti. La ciliegina, o meglio la frittata, l'ha combinata questo pomeriggio schierando un centrocampo lento contro uno veloce e tenendo in panchina gli unici che sanno giocare a calcio (Di Paolantonio, Iacoponi e Di Grazia tanto per non fare nomi). Ma l'aspetto più inquietante è stato vedere una squadra che entra in campo con la paura, l'antitesi del gioco del calcio che fa accapponare la pelle a chiunque abbia preso a pedate una palla.
Parlare di attributi sarebbe sbagliato perché questi giocatori non conoscono neppure il significato della parola in ambito sportivo. Incredibile che la prima ammonizione l'Arezzo l'abbia presa al minuto 87', quando ormai il Cesena dilagava per 3-0. Quando uno scende in campo in queste partite da dentro o fuori deve farlo con "il coltello fra i denti".
Sportivamente parlando deve intimorire l'avversario già nel riscaldamento e come l'arbitro fischia l'inizio deve far sentire all'avversario tutto l'ardore e la voglia di fare punti. Insomma, i ben pensanti direbbero deve onorare la maglia.
Adesso capiamo perché in molte occasione i giocatori hanno scelto il completo azzurro. L'amaranto è un colore che racconta di imprese epiche, di battaglie esaltanti, di giocatori che hanno dato tutto, e anche di più, per questi colori. Ecco, tutte cose che non appartengono a questa "Armata Brancaleone".
Dare i giudizi della partita contro il Cesena sarebbe quantomai inopportuno perché questa squadra, nessuno escluso, si merita un np, non pervenuto.
L'Arezzo finisce in Serie D e lo fa disputando, almeno dal punto di vista caratteriale, la peggiore partita della peggiore stagione sportiva degli ultimi tempi. Ora si parlerà di ripescaggi o altre fantasticherie. Questa società ha investito tanto in una stagione pessima. Adesso bisognerà capire bene le intenzioni per il futuro e poi rimboccarsi le maniche e ripartire con un unico obiettivo: ricominciare tutto da capo.
Andrea Duranti
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