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Attualità martedì 27 gennaio 2015 ore 11:55

"Il Giorno della Memoria per le nuove generazioni"

Le Acli provinciali di Arezzo sottolineano l'importanza del ricordo nella formazione dei giovani. Riflettere sull'olocausto è un'opportunità



AREZZO — L'invito giunge dalle Acli provinciali di Arezzo che ribadiscono come questa data, ricordo della tragedia dell'olocausto nell'anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, rappresenti uno dei momenti più importanti per alimentare nei giovani la cultura della conoscenza e per non dimenticare una delle pagine più buie della storia dell'umanità.

La testimonianza dello sterminio non è infatti solo un doveroso ricordo dei sessantasette ebrei deportati dai territori aretini e dei milioni di persone offese e trucidate nel tragico periodo dal 1943 al 1945, ma deve essere vissuta in modo costruttivo per guardare al futuro e per riflettere sui temi dei diritti umani, della pace, del valore della vita e della centralità della persona.

"In un'epoca segnata dalla fretta di vivere il presente - spiega il presidente Stefano Mannelli, - dimentichiamo troppo spesso il passato, denotando scarsa attenzione a comportamenti e scelte lungimiranti: in questa situazione, diventa ancor più importante lavorare per rafforzare la cultura del ricordo. La shoah è stata emarginazione, persecuzione e deportazione dei popoli, dunque questo Giorno della Memoria aiuta a riflettere su violenza, razzismo, intolleranza e totalitarismo, con la consapevolezza che anche oggi in molte aree del mondo sopravvive il seme della brutalità umana". 

Per questo motivo, in occasione del Giorno della Memoria, le Acli aretine affidano il futuro nelle mani delle nuove generazioni. La conoscenza della storia, il ricordo di quelle tragedie e la barbarie dello sterminio di massa possono infatti essere strumenti per rafforzare e per distinguere la differenza tra il buio e la luce, la paura e la speranza, la vita e la morte. 

"Abbiamo un forte ruolo educativo nei confronti delle nuove generazione - aggiunge Mannelli. - Con le nostre parole e i nostri comportamenti possiamo infatti insegnare gli obiettivi e le priorità che una società libera e democratica deve prefiggersi".


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