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Attualità martedì 20 ottobre 2015 ore 11:00

La città esce dalla rete RE.A.DY

Il consiglio comunale decreta l'uscita definitiva dalla Rete delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni con il voto anche del sindaco



AREZZO — Il comune legittima di fatto le azioni discriminatorie nei confronti di persone omosessuali e transessuali, assumendosi il rischio che il livello di omofobia, intolleranza e pregiudizi si innalzi paurosamente nella città.

«Prendiamo atto che questa Amministrazione a partire dal suo primo cittadino non vuol essere l'amministrazione di tutti e tutte, ma soltanto di pochi – dichiara la presidentessa di Arcigay Arezzo Veronica Vasarri e che non c'è stata nessuna volontà di conoscere, studiare e capire le esigenze della comunità LGBT, come invece ci fu detto oltre un mese fa da Ghinelli e dall'assessora Nisini».

Anche la teoria “gender” ha tenuto banco in consiglio comunale, per oltre un’ora infatti è stata discussa la teoria, approvando una pericolosa mozione da titolo “Educazione sessuale e contrasto alla diffusione della teoria gender nelle scuole di Arezzo”: “Nella quale – continua Arcigay - si fa riferimento a progetti inesistenti di “educazione alla genitalità (?!?)” e si svilisce il ruolo educativo della scuola e la professionalità degli insegnanti paventando un controllo sui libri di testo adottati.

La volontà di questa maggioranza (l'unica eccezione è rappresentata dal vice-presidente del Consiglio Angelo Rossi) è quindi chiara: cavalcare l'ignoranza, educare alla discriminazione anzichè al rispetto di tutti e rimanere ancorati a pregiudizi e stereotipi che fanno solo del male ai tanti ragazzi e ragazze che si interrogano sul proprio orientamento sessuale e che subiscono il bullismo, alle famiglie composte da persone dello stesso sesso che nulla tolgono alla cosiddetta famiglia tradizionale ma che sono considerate di serie B e a tutta la società che continuerà a dare un'accezione negativa alle diversità in generale”.


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