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Attualità venerdì 31 marzo 2017 ore 19:36

Le imprese incontrano i giovani innovatori sociali

Tra gli ospiti della giornata promossa da Rondine: Brunello Cucinelli, Liliana Segre, testimone della Shoah e il direttore di Avvenire Marco Tarquinio



MILANO — La pace si costruisce anche attraverso l’impresa. E’ stato un coro di voci all’unisono quello che si è alzato ieri dal Vodafone Village di Milano, in occasione dell’iniziativa promossa da Rondine Cittadella della Pace dal titolo “Fare la Pace è un’Impresa”. Imprenditori e giovani innovatori sociali di tutto il mondo hanno portato la loro esperienza concreta dimostrando come fare la pace sia un’impresa possibile e come imprese “sostenibili” possano generare sviluppo e ricchezza a livello locale e globale, promuovendo la pace.

Insieme a loro, ospiti d’eccezione come Brunello Cucinelli, presidente e A.D. di Brunello Cucinelli Spa, Ivana Ciabatti, presidente dell’associazione Imprenditori per la Pace e di Confindustria Federorafi, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Emanuele Plata, presidente di Plef – Planet Life Economy Foundation, Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace, e la testimonianza straordinaria di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e testimone della Shoah.

L’incontro si è aperto con i saluti di Maria Cristina Ferradini, consigliere delegato di Fondazione Vodafone Italia che ha ricordato la collaborazione di lunga data tra la Fondazione e Rondine e che anche in questa occasione ha reso possibile l’iniziativa nella splendida cornice del Vodafone Village.

Ha quindi introdotto la giornata il direttore generale dell’associazione Rondine Cittadella della Pace, Gianni Giovine ringraziando tutti i partner che hanno sostenuto l’iniziativa, tutti gli intervenuti e gli studenti di Rondine che attraverso le loro testimonianze si sono in messi in gioco per portare non solo un messaggio di pace ma che un esempio concreto di come la pace si possa vivere ogni giorno costruendola nel quotidiano e nel tessuto della società.

Fondamentale la collaborazione conPlef – Planet Life Economy che da tempo ha trovato un forte legame con i valori di Rondine, come ha sottolineato il presidente Emanuele Plata che ha costruito una Onlus che si occupa di dare concretezza ai principi della sostenibilità al fine di includerli nelle dinamiche gestionali dell’impresa facendo attenzione alle aspettative dei cittadini/consumatori. Tema che sarà al centro del Festival della Sostenibilità che si terrà a Rondine il 27 maggio, come ha ricordato Plata; giorno in cui a Taormina si terrà l'incontro G7 a Presidenza Italiana, a Rondine si incontreranno i giovani formati da Rondine provenienti dall’Italia e da tutto il mondo insieme agli imprenditori di PLEF per condividere l'approccio e costruire una messaggio rivolto ai leader del pianeta: "Fare impresa per il benessere della comunità costruisce la pace".

“Oggi siamo qui per conoscere una di quelle realtà che di solito non trovano cittadinanza mediatica perché la pace abita quotidianità, nel silenzio ma produce processi positivi. Il motto di Avvenire è “la consapevolezza cambia il mondo” e credo che sia un buon punto di partenza come dimostra Rondine.

Con queste parole il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio ha aperto il momento centrale della giornata che ha visto una doppia intervista a Brunello Cucinelli, presidente e A.D. di Brunello Cucinelli Spa e Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace.
“Fare impresa oggi sembra qualcosa di ambiguo per come ci appare – ricorda il direttore – ma forse dipende dalla costruzione delle barriere che ci separano. Il segno del tempo che viviamo è quello dei muri che si alzano. La salvezza del mondo è la cultura dell’incontro. Rondine è l’antimuro. Un borgo con dei muri, certo, ma anche con tante finestre, è questa la ricetta.”

E proprio attraverso la condivisione di questa scala valoriale si incrociano le storie dei Presidenti e Fondatori di due grandi imprese umanistiche: Brunello Cucinelli come imprenditore che ha scelto la strada del business guidato da una visione filantropica umanistica fondata sul rispetto della dignità dell’uomo; Franco Vaccari come presidente di un’istituzione di pace che ogni giorno compie l’impresa del superamento del conflitto attraverso l’esperienza di convivenza e confronto di giovani “nemici”.

“Io sono stato a Rondine ed è un’esperienza straordinaria, umana e spirituale: mi ha aperto il cuore”. Afferma Brunello Cucinelli invitando tutti i presenti a visitarla “A Rondine non esiste la parola tolleranza ma la conoscenza dell’altro”. Per Cucinelli la curiosità e la voglia di conoscere sono il motore che ci spinge avanti e si rivolge soprattutto ai giovani perché si scrollino di dosso “l’obbligo di aver paura. Ecco perché In azienda parliamo di universalismo del mondo, non di globalizzazione: io sono un uomo universale, non globale”.

Una storia, quella di Rondine, che piano piano si costruisce attraverso frammenti di memoria nelle parole del presidente Franco Vaccari, una storia quasi ventennale, fatta di persone e di esperienze concrete che porta ad una conclusione:“Io sono convinto che l’inganno del nemico sia quello che blocca l’incontro e con esso, il fare impresa. Se facciamo un volo insieme sui reticolati del mondo vediamo decine di milioni di giovani incastrati da questo inganno, chi di loro riesce a uscire da questa logica e fare impresa sociale, diplomazia popolare, ricostruisce pian piano il tessuto della società: e uno dopo l’altro, ad un certo punto ci accorgeremo che il mondo sarà inevitabilmente cambiato”.

Quindi parola ai veri protagonisti gli studenti di Rondine che stanno costruendo o hanno già costruito progetti concreti di impresa sociale: progetti come quello di Ahmed Osman, 30 anni, sudanese. E’ cresciuto a Sirte, in Libia, solo a tredici anni è andato per la prima volta a Khartoum. Lì ha sperimentato, per la prima volta, la mancanza di elettricità e di acqua. “Questa esperienza mi ha segnato profondamente”. Ahmed deve ancora terminare il suo percorso a Rondine ma ha già le idee chiare. Ha studiato per poter contribuire alle difficoltà di approvvigionamento energetico del suo Paese, sfruttando l’energia solare: il suo “Daylight” attiverà un programma per portare energie rinnovabili in Sudan e permetterà a molte persone di accedere al micro credito. “Dopo questi due anni a Rondine mi sono reso conto che per riuscire a cambiare l’Africa è necessario che gli africani cambino prima di tutto loro stessi. La mia idea – afferma Ahmed – è quella di creare una comunità in cui la gente abbia accesso ai beni primari e in cui le persone siano autonome, politicamente consapevoli, ecologicamente responsabili e costituiscano un esempio per le altre comunità”

Oppure progetti come la start up di Nadia Shaulova, giovane russa con origini ebree, greche e caucasiche, che ha sviluppato “Social Fashion” per unire culture e tradizioni di diversi popoli in conflitto attraverso la moda. Uno strumento di trasformazione dei conflitti attraverso la moda. “Credo che unendo in un abito elementi delle culture e delle storie di diversi popoli e nazioni, si possa praticare la pace, indossare la pace. Perché Il tessuto di per sé è un intreccio di fili, è un simbolo di unione di popoli e di culture. Spero così diventi possibile abitare sé stessi attraverso una cultura antagonista – afferma Nadia – aprire il cuore ed avere fiducia nel confronti degli altri. Questo è il primo passo verso la pace”. Nelle ultime settimane Nadia ha girato il mondo alla ricerca di tessuti, studiando tecniche e tradizioni grazie anche alla rete degli ex studenti di Rondine che l’hanno supportata, il “Rondine Peace Lab”. La sua prima collezione sarà dedicata proprio alle culture israeliane e palestinesi: “Cercavamo la risposta di come potevano essere gli abiti di Adamo e Eva che Dio ha creato per loro quando li ha mandati via dal Paradiso. Questa storia bellissima si trova nelle diverse religioni e quindi diventa ancora una volta un simbolo di unione, perché tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti”.

O ancora il lavoro di Natali Kenkadze, georgiana: Generator 9.8 è stato il primo coworking sociale mai realizzato a Tbilisi. Nel 2011 con alcuni amici ha fondato un’organizzazione non-governativa: il centro internazionale per la pace e l’integrazione. “Lì realizziamo diversi progetti dedicati i giovani, sia a livello locale che internazionale, attività di sviluppo personale e professionale, centrate sulla costruzione della pace – racconta Natalie – dopo Rondine, nel 2014, sono tornata in Georgia e ho creato un’impresa sociale che è stata premiata come la migliore della Georgia”. Si tratta di uno spazio e una piattaforma alternativa e collaborativa. Un coworking gratuito e bar sociale. Un luogo da condividere e che permette l’incontro dei pensatori creativi che saranno agenti dei cambiamento della Georgia.

Una dimostrazione concreta di come l’economia possa diventare il cuore pulsante di una società capace di strutturare relazioni basate sulla fiducia come ha sottolineato Ivana Ciabatti, presidente nazionale di Confindustria Federorafi e dell’associazione Imprenditori per la Pace e di Rondine.

“Noi come imprenditori e manager siamo le persone che sanno riconoscere la qualità e davanti a questa preziosa realtà, dobbiamo essere i primi a comprendere come questi valori possano diventare parte integrante nel nostro fare impresa. Io ho scelto di investire in questi giovani, inserendoli nella mia realtà imprenditoriale, provando a sviluppare nuovi modelli di business, che oltre a essere innovativi come avete sentito, mirano a costruire pace, sviluppo e sostenibilità. Solo se interverremo insieme, – continua la Ciabatti – sviluppando nuove idee e incidendo profondamente nel tessuto imprenditoriale italiano e mondiale, saremo capaci davvero di cambiare il mondo”.Cosìcome Presidente dell’associazione Imprenditori per la Pace, ha lanciato la sfida al mondo dell’impresa per poter costruire insieme un nuovo modello di business capace di generare valore.

La giornata si è conclusa conla performance artistica “Dissonanze in Accordo”, introdotta dalla straordinaria testimonianza di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, testimone della Shoah. La vita di Liliana Segre è l’impresa più alta, la prima Rondine rossa, che grazie ad un supremo atto di perdono verso il suo aguzzino ha saputo scegliere la vita e la pace. “Per tantissimi anni dopo la guerra non ho mai parlato di Shoah, non ero in grado di trovare le parole – racconta Liliana Segre – ci sono voluti gli studi, l’amore di mio marito incontrato a 18 anni. Poi ho avuto un figlio e riuscire a dare la vita dopo aver visto tanta morte è stato incredibile. Quel bambino era vita ed era una vittoria sulla morte così grande. Ma sono dovuta diventare nonna per metabolizzare anni di sofferenza e “lo stupore per il male altrui “come diceva Levi. Solo allora ho capito che non odiavo più e che non avevo fatto il mio dovere di testimone per quei 6 milioni di persone e così ho cominciato…”.

Quindi le testimonianze dei giovani di Rondine Cittadella della Pace, storie vere che raccontano l’esperienza della guerra e il percorso di superamento del conflitto, in una spettacolare cornice animata dalla video art e accompagnati dalla musica sinfonica del Rondine Ensemble.

L’evento è stato realizzato in collaborazione con, Plef – Planet Life Economy Foundation, Italpreziosi e Aboca, con il patrocinio di Confindustria Federorafi edell’Istituto nazionale per il Commercio Estero econ la media partnership di Avvenire. Inoltre grazie alla collaborazione di lunga data con la Fondazione Vodafone Italia l’iniziativa si terrà nella splendida cornice del Vodafone Village.


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