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Attualità giovedì 01 aprile 2021 ore 09:45

Tari, il punto su Arezzo rispetto alla Toscana

Franco Marinoni

Analisi di Confcommercio relativa al mondo dell'imprenditoria con consumi calati ma spese fisse da sostenere



AREZZO — "Molte imprese sono state costrette a chiudere per periodi più o meno lunghi a causa dell’emergenza pandemica, i consumi sono calati, la produzione media di rifiuti si è ridotta, ma a non essersi ancora ridotta in maniera sostanziale è la Tari, che anzi continua a rappresentare per le imprese un peso insostenibile e spesso ingiustificato".  È quanto emerge dai dati raccolti dal portale Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it, che conferma il peso eccessivo della tassa sui rifiuti pagata da cittadini e imprese, caratterizzata da diversi fattori di iniquità. 

Nel confronto tariffario con le altre regioni, stilato per le diverse tipologie di impresa del terziario, in generale la Toscana non è comunque tra quelle che applicano la Tari più cara

A pagare di più per la Tari in Toscana sono cittadini e imprenditori del capoluogo di regione, Firenze, per un totale di 96 milioni di euro. Se si analizza la media di spesa pro capite, però, Firenze scende al quarto posto con un importo di 251,16 euro a testa, preceduta da Siena, in testa alla classifica con 273,70 euro, Lucca seconda con 258,34 e Massa terza con 254,05.
La provincia toscana più virtuosa per quantità di servizi erogati è Lucca (9), seguita a distanza da Firenze (5) e, al terzo posto a pari merito (4), da Arezzo, Grosseto, Livorno, Pistoia e Siena. Fanalino di coda Massa Carrara (3). 

E non è un caso se proprio Lucca registra anche la percentuale più alta di raccolta differenziata:63,41%, contro una media regionale ferma al 40,54%. Firenze si piazza seconda anche in questa classifica con il 46,35%. Seguono Livorno con39,37%, Siena 38,46%, Pistoia e Arezzo con il 37%, Grosseto 35,28%. In ultima posizione ancora Massa Carrara con la percentuale più bassa di raccolta differenziata: 27,21%.

Stando al confronto tariffario tra diverse tipologie di imprese, Firenze, Livorno e Siena risultano tra le province più care, Arezzo e Grosseto le più “convenienti”, ovviamente in senso relativo.  

“Le tariffe sono formulate dalle singole Amministrazioni Comunali, insieme agli enti gestori, secondo coefficienti basati su una differente attribuzione della parte fissa e variabile - spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, - ecco perché esistono divari di costo anche importanti tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni e nella stessa provincia. Ma il problema principale è che molti Comuni continuano a registrare una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni. Uno spreco che ricade su famiglie e imprese. Alcuni Comuni, anche su sollecitazione della Confcommercio, comprendendo le difficoltà oggettive in cui versavano molte imprese hanno bloccato le tariffe o applicato riduzioni per le categorie più colpite da un calo consistente di fatturatoPurtroppo, non si è trattato di interventi decisivi e, in più, poco o nulla è stato fatto per le attività che sono rimaste aperte ma che hanno comunque avuto cali di fatturato".


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