Attualità giovedì 29 dicembre 2022 ore 18:00
La doppia immunità è l'antidoto migliore al Covid
Una immunità ibrida rappresenta oggi la migliore risposta contro il rischio di una patologia grave, è quanto emerge dall'ultimo report dell'Iss
ROMA — La massima protezione alla fine del 2022 e dopo due anni di pandemia e vaccinazioni si deve ad una immunità ibrida, è quanto emerge dall'ultimo report dell'Istituto Superiore della Sanità
Contro l’infezione da Sars-CoV-2 e la malattia Covid-19 severa, nella nostra popolazione, si osserva in presenza di una immunità ibrida, ovvero dovuta all’effetto combinato della vaccinazione e della pregressa infezione.
In ogni caso, a parità di fascia di età e di pregressa infezione, la vaccinazione riduce ulteriormente il rischio di malattia severa e la conferma viene da un rapporto appena pubblicato dall’Iss, in cui si calcola il rischio di infezione e di malattia severa tenendo appunto conto di fattori come le vaccinazioni e diagnosi precedenti e il tempo trascorso dall’infezione o dall’ultima dose di vaccino.
Nell’analisi sono stati utilizzati i dati della sorveglianza integrata Covid dell’Iss, dell’anagrafe vaccinale e della popolazione Istat relativi a Ottobre 2022, un periodo in cui era predominante la variante Omicron BA.5, che sono stati elaborati attraverso un modello statistico.
Ecco i principali risultati
Il rischio complessivo di infezione e di malattia severa è influenzato sia dallo stato vaccinale che da infezioni pregresse (documentate attraverso una diagnosi). In particolare, il rischio di malattia severa è 80 volte maggiore in chi non è vaccinato e non ha avuto diagnosi rispetto a chi è vaccinato e ha una diagnosi recente.
A parità di fascia di età e di condizione di pregressa infezione, in tutte le classi di età sopra i 12 anni, si osserva una riduzione del rischio di malattia COVID-19 severa associato alla vaccinazione. Se ad esempio un over 80 ha avuto una diagnosi recente, il rischio di una nuova malattia severa è 100 su 100mila se non è vaccinato, 49 su 100mila se ha una dose da più di sei mesi e 42 su 100mila se ha una dose da meno di sei mesi.
Si osserva una perdita dell’effetto protettivo contro l’infezione per Sars-Cov-2 con il passare del tempo, sia per l’infezione pregressa che per la vaccinazione. Si osserva anche una diminuzione dell’effetto protettivo dell’infezione pregressa e della vaccinazione contro la malattia severa, sebbene tale perdita sia meno evidente che contro l’infezione.
"I risultati descritti confermano la validità delle più recenti indicazioni del Ministero della Salute relative alla somministrazione delle dosi di richiamo" conclude l'Istituto Superiore di Sanità.
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