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Cronaca mercoledì 24 febbraio 2021 ore 09:19
Seminarono il panico in Valdarno, presi rapinatori
Un anno fa avevano messo a segno colpi a mano armata nei bar e in una banca della zona. Conclusa l’operazione “Giglio” con l’arresto di 5 malviventi
VALDARNO — Avevano seminato il panico in Valdarno per le rapine a mano armata messe a segno nel giro di poco tempo in un paio di bar della zona e in una banca di Cavriglia. I malviventi furono cercati a lungo e ora, a distanza di un anno da quei fatti, i Carabinieri – grazie ad una serie approfondita di indagini - sono riusciti ad individuarli ed arrestarli. Si è conclusa all’alba l’operazione “Giglio” condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Arezzo che ha portato all’arresto di soggetti di origini palermitane e casertane, autori di rapine pluri-aggravate.
A Balestrate nel palermitano e nel Valdarno aretino i Carabinieri del Comando Provinciale di Arezzo, con la collaborazione dei colleghi del Comando Provinciale di Palermo, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo, hanno tratto in arresto 5 persone gravemente indiziate di aver commesso tre rapine pluri-aggravate nel gennaio 2020 in vari centri del Valdarno aretino.
Le laboriose indagini, condotte dai militari della Compagnia Carabinieri di San Giovanni sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Arezzo, sono state avviate nel gennaio 2020, quando, nel volgere di 10 giorni, furono perpetrate, in ripetizione, ben tre rapine a mano armata, tutte commesse da un gruppo di 4 uomini incappucciati.
Tutto ebbe inizio poco dopo le 19 di sera del 21 gennaio di un anno fa, quando un commando di 4 uomini incappucciati fece irruzione all’interno di un bar alla periferia di Terranuova. Nella circostanza, i rapinatori, strattonando gli anziani titolari, li costrinsero a consegnare loro il contenuto del registratore di cassa, ammontante complessivamente a circa 700 euro per poi darsi alla fuga a bordo di una berlina tedesca. Nemmeno un’ora dopo, il copione si ripeté pressoché identico: lo stesso commando portò a termine il colpo in un esercizio commerciale di Loro Ciuffenna. Stavolta, i malviventi minacciarono addirittura il titolare con un taglierino, costringendolo a consegnare loro il contenuto del registratore di cassa, ammontante complessivamente a circa 800 euro per poi darsi alla fuga, anche in questo caso utilizzando la stessa autovettura tedesca.
Poco più di una settimana dopo, era il 29 gennaio, il terzo colpo. Stavolta il bersaglio è decisamente di un livello superiore. Il gruppo, infatti, fece irruzione all’interno della filiale del “Monte dei Paschi di Siena” di Cavriglia. I rapinatori entrarono nell’istituto e, minacciando i presenti (9 persone, tra impiegati e clienti) con un taglierino, vi permasero all’interno fino all’apertura delle casse temporizzate, dalle quali riuscirono ad asportare ben 102.000 euro per poi darsi alla fuga a bordo di un’autovettura (stavolta diversa da quella utilizzata negli altri colpi), successivamente risultata rubata a Montevarchi circa un mese prima.
Prontamente partirono le indagini del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di San Giovanni, con minuziosi sopralluoghi sulle scene dei crimini e da subito incentrate sull’analisi delle immagini immortalate dai circuiti di videosorveglianza degli esercizi dove erano state perpetrate le rapine, sulle indicazioni riguardanti le targhe delle autovetture utilizzate, desunte anch’esse dalle telecamere presenti sul territorio e dall’escussione dei testimoni. Immediatamente l’attenzione fu catturata da due particolari decisivi per la prosecuzione delle indagini: l’autovettura utilizzata per le due rapine ai bar era la medesima e il modello e il colore fecero subito pensare a quella in uso ad un noto pregiudicato della provincia di Caserta, da qualche tempo gravitante in Valdarno. Per quanto riguarda la rapina in banca, invece, dalle dichiarazioni dei testimoni fu presto chiaro che i rapinatori avevano eseguito un sopralluogo il giorno precedente, entrando all’interno della filiale con una motivazione del tutto fittizia.
Una volta avuto lo spunto iniziale, le successive investigazioni si sono sviluppate utilizzando tecniche investigative classiche, tra cui intercettazioni, analisi dei tabulati di traffico telefonico e delle celle radio-base, servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati. Il complesso delle attività investigative ha così consentito di arricchire il quadro indiziario, permettendo di accertare che i colpi erano stati ideati da coloro, tra gli indagati, che vivevano stabilmente in Valdarno e che avevano visto la partecipazione della restante componente del commando, veri e propri trasfertisti, professionisti delle rapine, giunti appositamente da Palermo e provincia.
Nel corso dell’attività investigativa, per altro, i Carabinieri avevano già proceduto all’arresto di uno degli odierni cautelati, e denunciato un secondo in stato di libertà, in quanto trovati in possesso di 60 grammi di cocaina.
A testimonianza del solido legame intercorrente tra i rapinatori – evidenziano i Carabinieri della Compagnia di San Giovanni– le indagini hanno anche consentito di appurare che fra gli stessi vi era una sorta di supporto assistenziale. Nel momento in cui uno di loro, sospettando di essere stato identificato dagli investigatori, si era fatto prendere dallo sconforto, gli altri avevano cercato di rassicurarlo, minimizzandone i timori e ribadendo che, non appena possibile, avrebbero portato a termine degli altri colpi insieme.
Uno degli arrestati è stato portato al carcere di Arezzo, mentre un altro si trova recluso presso il carcere di Palermo. Gli altri componenti del gruppo sono stati ristretti in regime di arresti domiciliari.
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