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Attualità mercoledì 02 marzo 2022 ore 17:10

Ad Arezzo in 10 anni chiusi oltre 220 negozi

Un bilancio che riguarda in particolare botteghe e attività storiche. La fotografia di Confcommercio. Ma ristorazione e turismo ancora in sviluppo



AREZZO — E' un bilancio che, in tempi ancora di pandemia e con l'eco della guerra, fa tremare le ginocchia. La città di Arezzo ha perso oltre 220 negozi su strada in dieci anni, dal 2012 al giugno 2021, soprattutto nei settori del non alimentare più “maturi”, come moda, casalinghi e articoli per la casa, cartolerie e giocattoli.

Segno negativo anche per il commercio ambulante

Gli unici esercizi che resistono, anzi aumentano in numero e fatturato, sono farmacie e parafarmacie, sia in centro sia nelle periferie (+13), poi le attività del centro storico che offrono servizi informatici, infotainment domestico e telefonia (+11).

A crescere sono poi le imprese di commercio elettronico (+38), che sempre più spesso nascono per affiancare la vendita nel negozio fisico. Nulla però, è sufficiente a compensare il numero di imprese che hanno tirato giù la saracinesca per sempre.

Ma se la rete distributiva tradizionale è in sofferenza, turismo e ristorazione vivono ancora una fase di sviluppo, nonostante la battuta d’arresto dell'emergenza sanitaria: + 76 le aziende nate negli ultimi dieci anni, delle quali 51 fuori dal centro storico. Si tratta, per la maggior parte di bar, ristoranti e strutture ricettive extralberghiere, come bed&breakfast.

I dati, elaborati a livello territoriale dalla Confcommercio aretina, derivano dalla settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici diffuso ieri (1° marzo 2022) da Confcommercio nazionale con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne.

Il quadro aretino è in linea con la situazione regionale. E non va meglio neppure a livello nazionale.

“Anche la nostra città sta cambiando volto, sebbene alcuni fenomeni come lo smartworking o la mobilità differente, che stanno rivoluzionando altri centri in Italia, da noi siano meno evidenticommenta il presidente della Confcommercio locale Francesco Butali gli aretini restano ancora legati ai negozi di quartiere. Questo ha permesso alle attività del nostro centro storico di resistere bene, anche nei periodi pandemici più duri. Dobbiamo tenere però alta la guardia per non rischiare che la nostra città perda pezzi importanti”.

E per il futuro? Secondo Confcommercio, è necessario trovare un modello di governance urbana “un reale coinvolgimento del territorio e una maggiore integrazione progettuale tra i temi urbanistici e quelli economici, al fine di usare efficacemente i finanziamenti disponibili, a partire dalle opportunità contenute nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la rigenerazione urbana ma anche con riferimento alle ulteriori risorse per le città previste dalla nuova Politica di coesione 2021-2027".


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