Arbitraggi negativi, con Costanza

Le proteste della dirigenza amaranto dopo Arezzo-Feralpisalò e gli striscioni appesi oggi fuori dell'Arbitro Club, troppi episodi contro il Cavallino

AREZZO — Sono passate ormai 48 ore dalla sconfitta interna dell'Arezzo con la Feralpisalò, ma la rabbia del popolo amaranto contro l'arbitro Costanza di Agrigento non accenna a diminuire. Nell'immediato post partita, Roberto Muzzi aveva sbottato a caldo in sala stampa contro le incredibili decisioni del fischietto siciliano. Oggi si sono invece mobilitati i tifosi, che hanno appeso tre striscioni allo stadio. “Torti arbitrali? Aia, aia, aia” recita il primo. “Arbitro Club, la vostra sede sarebbe nell'A.I.A” è scritto sul secondo. Il terzo è invece è rivolto agli amaranto: “Anche se il vento soffia contro - testa alta e gamba tesa”.

Ma cosa è realmente successo sabato pomeriggio? E cosa sta accadendo negli ultimi anni? Partiamo da Arezzo-Feralpisalò, l'ultima gara giocata dal Cavallino. Costanza di Agrigento ha chiaramente sbagliato e condizionato la partita. Netto il rigore per il fallo di mano di Sbraga ma incomprensibile il rosso diretto: il difensore tocca la palla con un braccio su un cross dalla destra ma nessuno è in pieno controllo del pallone, quindi non può esserci la chiara occasione da gol. Al massimo era giallo.

L'espulsione di Cherubin forse ci sta, la sua intenzione di colpire l'avversario sembra esserci e sarebbe già sufficiente per il rosso diretto. E per il conseguente penalty. Ma perché tre minuti dopo Costanza ha punito solo con il giallo una gomitata subita da Altobelli? Ma non è finita qui. Prima ancora c'era stato un clamoroso rigore reclamato da Cherubin sul 2-2. Costanza in campo ha detto ai giocatori che non era successo niente.
E il clamoroso “mani” al minuto 94 su colpo di testa di Carletti? Niente nemmeno in questa occasione, l'arbitro ha pensato bene di fischiare la fine della gara e chiudere la questione.

Volendo credere che siano solo stati degli errori, perché sbagliano tutti, pare comunque strano che queste "ingiustizie" siano tutte nella stessa direzione. Molto strano.

La dirigenza amaranto e i tifosi sono infuriati e non solo per la gara di sabato. La rabbia è dovuta per quanto successo nel corso dell'intero campionato. L'Arezzo si trova oggi a dover dimenticare l'ennesima partita decisa, in gran parte, da errori arbitrali. Solo in questa stagione sono già molte le gare su cui c'è stato da recriminare per lo stesso motivo. A Mantova ad esempio. O Pesaro. Ma la lista è molto lunga e non finisce, andando indietro nel tempo, all'inizio di questa stagione. Sono anni che l'Arezzo sembra ricevere dai fischietti molto meno di quanto meriterebbe. E sono rarissimi, si contano sulla punta delle dita, gli episodi in cui l'errore arbitrale di giornata sia capitato a favore degli amaranto.

Non si tratta più di una semplice impressione dovuta al tifo, al cuore, alla passione. I numeri sono freddi e inappellabili. Un esempio banale è la stagione 2018-19, per non andare troppo indietro. L'Arezzo finì al quarto posto il torneo, per poi arrivare alla semifinale play-off. In quella stagione, ovviamente giocata sempre all'attacco, il primo penalty a favore dell'Arezzo arrivò solo nel girone di ritorno. Il 23 gennaio 2019 Cutolo segnò dal dischetto la rete che decretò l'ultima sconfitta del Pisa in serie C prima della promozione agli spareggi. Non che al Cavallino debba essere concesso un rigore a partita, ma è piuttosto strano e irreale un intero girone di andata senza mai calciare dagli undici metri. E' questo che accade. Da anni. Questa la cruda realtà.

Non vogliamo fare del vittimismo ma pretendiamo rispetto anche e soprattutto dalla classe arbitrale.

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