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Attualità martedì 23 febbraio 2021 ore 09:01

Artigiani soffrono e la cassa integrazione non arriva

La presidente di Cna Franca Binazzi sottolinea anche l'incremento dei disoccupati in tutto il comparto



AREZZO — La situazione è difficile. La pandemia e gli effetti che provoca sull'economia sono "disastrosi". Gli artigiani rappresentano una categoria gravemente penalizzata da questa emergenza sanitaria. Purtroppo, nonostante il blocco dei licenziamenti, si perdono posti di lavoro, mancano le commesse e soprattutto anche la cassa integrazione stenta ad arrivare.

Sulla situazione degli artigiani aretini interviene Franca Binazzi, presidente di Cna.
“La stessa drammatica storia si ripete purtroppo per l’ennesima volta: a febbraio la cassa covid non è ancora arrivata lasciando a bocca asciutta i dipendenti da ormai oltre 4 mesi e le aziende in forti difficoltà”.

La presidente di Cna Arezzo ritiene paradossale che le risorse stanziate dal Decreto Agosto e quindi già contabilizzate non siano ancora arrivate.
“Il mancato accredito da parte del Ministero nei conti correnti del Fondo nazionale dell’artigianto Fsba sta impedendo l’erogazione delle prestazioni relative al saldo del mese di ottobre 2020, novembre e dicembre”.

Integrazioni salariali che nell’artigianato a livello nazionale riguardano una platea di circa 179mila dipendenti e 73mila  imprese, per un totale di 266 milioni di euro. La Regione Toscana è drammaticamente prima in classifica, a pari merito con le Marche, per destinazione di tali risorse con il 10% (26 milioni) e di queste ultime il 12% viene assorbito dalla provincia di Arezzo (circa 3 milioni di euro) che si piazza al secondo posto nella classifica regionale insieme a Prato.

“Il continuo avanzare dell’emergenza sanitaria – continua la presidente Binazzi - si riflette inevitabilmente in maniera negativa sulle attività economiche che continuano a viaggiare a regimi parziali quando va bene e bassissimi quando va male. La tanto declamata semplificazione continua a non intravedersi all’orizzonte. Ancora una volta gli ammortizzatori covid si rivelano strumenti importanti per far fonte alla crisi ma è fondamentale procedere subito alla sburocratizzazione di procedure probabilmente superflue in una fase emergenziale come questa per consentire la massima velocità nella erogazione delle prestazioni”.

Le aziende artigiane della provincia di Arezzo che alla metà di febbraio 2021 hanno fatto ricorso al fondo bilaterale di integrazione salariale sono aumentate a 2.818 (a inizio dicembre erano 2.743). Tanti sono quindi gli accordi sindacali siglati presso l’ente bilaterale provinciale dell’artigianato per un totale di 11.274 dipendenti coinvolti (a inizio dicembre erano 11.006). Il settore più colpito è sempre quello orafo argentiero con un’incidenza del 24% con 658 aziende che hanno fatto ricorso all’ammortizzatore e 2.632 dipendenti coinvolti. Questo settore da solo supera l’intero comparto moda (tessile, abbigliamento, calzaturiero, pelletteria) che si attesta al secondo posto della drammatica classifica provinciale con il 23% di incidenza. Seguono meccanica e autoriparazione e servizi alla persona che in totale rappresentano il 28%.

“Occorre agire presto e bene, anche in un’ottica di riforma degli ammortizzatori sociali, di interventi per la formazione e la ricollocazione delle persone, alla luce dei dati degli iscritti allo stato di disoccupazione in provincia di Arezzo: al 31 gennaio 2021 sono 51.627 di cui 29.183 donne e 22.444 uomini. Purtroppo, nonostante il blocco dei licenziamenti e gli ammortizzatori covid volti alla conservazione dei posti di lavoro, il dato è in aumento dell’1,5% rispetto al 31 gennaio 2020 quando si avevano 50.869 iscritti di cui 28.722 donne e 22.147 uomini. E’ amaro constatare che anche in questo caso la componente femminile risulta la più penalizzata dalla crisi”. 


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