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Politica martedì 01 giugno 2021 ore 08:00

Casa delle Culture, la protesta continua

Un centinaio di persone si è ritrovato in piazza per manifestare contro la chiusura della struttura. Attacco frontale anche sulle fondazioni



AREZZO — Una manifestazione che fa rumore. Sì perché "Arezzo 2020" ha portato in piazza tante persone.

Saranno stati un centinaio gli aretini che si sono ritrovati in zona Cadorna, proprio dove una volta c'era la Casa delle Culture. Francesco Romizi ha raccontato la storia di un centro che aveva fatto dell'aggregazione e dell'accoglienza un punto di forza. Secondo il capogruppo di "Arezzo 2020" l'Amministrazione comunale ha chiuso questa struttura per una sorta di "odio ideologico". Parole forti quelle pronunciate da Romizi che non ha mai digerito la decisione presa dal primo governo Ghinelli.

"E’ stata spenta e abbandonata una struttura che era diventata in poco tempo un punto di riferimento per tante persone, soprattutto di origine straniera, che vi trovavano un supporto indispensabile non solo per svolgere pratiche amministrative (sportello) ma per attività culturali, corsi, supporto scolastico, e altro. In altre parole vi trovavano occasioni di accoglienza e incontro amichevole con la città di Arezzo. Era, inoltre, la struttura dove le associazioni del territorio facevano rete tra di loro per crescere e per promuovere progetti utili alla città, oltre che per intercettare finanziamenti nazionali ed europei. In 5 anni l'Amministrazione Ghinelli non ha portato ad Arezzo nemmeno un euro di fondi europei" -afferma Romizi, che poi rincara la dose.

Sì perché in base a quanto riferito dal Consigliere comunale di Arezzo 2020 l'edificio, la cui  la cui ristrutturazione è costatata 888mila euro, sarebbe rimasto a lungo inutilizzato per poi essere concesso gratuitamente all'Università.
"Ma la struttura è nata per ospitare servizi per l’integrazione e la cultura, c’è una sala teatro, un salone (sede a suo tempo di biblioteca e sala di lettura). Come è scritto nella targa ancora affissa all’entrata, il finanziamento per la sua realizzazione è avvenuto nell’ambito dell’attività di 'costruzione, recupero e riqualificazione di strutture per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale'. Per questo fine dovrebbe essere utilizzata e valorizzata ed è grave che la sua destinazione sia dirottata su altri scopi - rilancia Romizi.

La manifestazione che si è tenuta ieri sera non aveva lo scopo di commemorare qualcosa che non c'è più, bensì è stata fatta per dare un segnale forte alla città. Una protesta che la sinistra all'opposizione ha messo in campo contro le politiche sociali adottate dall'Amministrazione cittadina.  

A tal proposito torna in ballo il concetto delle fondazioni che, secondo "Arezzo 2020", porteranno ad un forte indebolimento dei servizi sociali e di quelli scolastici comunali.
"Anche in questo caso non ci sono ragioni evidenti per questa trasformazione: il necessario rinnovamento di questi servizi è possibile mantenendoli nella sfera pubblica e soprattutto aprendo un processo partecipativo per coinvolgere tutti gli attori che nella comunità aretina operano in vario modo per la solidarietà e per la tutela dei diritti. Questo è quello che un vasto movimento di associazioni richiede" - conclude la nota di Arezzo 2020.


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