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Attualità sabato 06 marzo 2021 ore 12:01
"Le donne pagano il prezzo più alto della crisi"
Rizzo, esponente aretina di Cna, sottolinea come la maggior parte delle persone che nel 2020 hanno perso il lavoro facciano parte del gentil sesso
AREZZO — La situazione generale è drammatica e anche l'Aretino sta pagando un caro prezzo alla crisi economica generata dalla pandemia.
Purtroppo le donne sono quelle maggiormente penalizzate da questa situazione.
Franca Rizzo, presidente CNA Impresa Donna Arezzo, sottolinea come a dicembre 2020 gli occupati sono diminuiti di 101mila unità e di questi ben 99mila sono donne. Numeri allarmanti che si sommano anche al un calo di 0,5 punti di occupazione femminile e alla crescita esponenziale del tasso di inattività.
“Purtroppo i dati statistici confermano i timori di un anno fa – afferma la presidente Rizzo. La pandemia sta avendo effetti devastanti sul mondo del lavoro, sull’occupazione e nei confronti della realtà imprenditoriale, ma come al solito a pagarne le peggiori conseguenze sono proprio le donne. Mai come oggi è fondamentale intervenire per rilanciare l’occupazione femminile, sia per quanto riguarda il lavoro autonomo che quello dipendente”.
Dopo anni in cui a livello nazionale le imprese femminili segnavano crescite superiori a quelle maschili, tra aprile e settembre 2020 questo trend si è praticamente annullato, soprattutto per effetto di una caduta più marcata della nascita di nuove imprese nel secondo trimestre (-42,3% per le femminili contro il -35,2% delle maschili), che si è protratta anche nei tre mesi successivi.
L’effetto della pandemia si registra anche nel territorio aretino con la contrazione di 81 imprese (-1,4%), dalle 8.854 del 2019 alle 8.773 imprese femminili del 2020. Nell’artigianato – dove la componente femminile si concentra soprattutto nei servizi, compresi quelli alla persona (807) e nel manifatturiero (746 unità) - la perdita si attesta all’1,8%: 1.901 nel 2020 contro le 1.934 del 2019.
“Questo purtroppo non è un Paese per donne – ribadisce Franca Rizzo – ma è una vecchia storia mai risolta, neanche mai seriamente affrontata. La donna è la parte debole e non tutelata della nostra società, nel lavoro come nella vita di tutti i giorni. È un problema culturale, il parlamento italiano ha un numero di donne nettamente inferiore se rapportato a qualsiasi paese del nord Europa.
Mai come oggi è fondamentale rilanciare e valorizzare il ruolo della donna, nel lavoro e nel suo delicato e importante ruolo nella società, che non può e non deve essere limitato, come qualcuno vorrebbe, alla procreazione e alla cura della prole e della famiglia”.
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