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Attualità domenica 03 ottobre 2021 ore 12:00

Arezzo e le sue bellezze, la chiesa di San Michele

Curiosità, stile di costruzione e capolavori custoditi al suo interno.Viaggio tra i luoghi simbolo della città con la storica dell'arte Ilaria Pugi



AREZZO — La chiesa di San Michele, situata nell’omonima piazza lungo Corso Italia, dedicata all’arcangelo per eccellenza venerato già dai Longobardi, fu probabilmente fondata da loro stessi intorno al VII-VIII secolo d.C._

Oggi rimane ancora sconosciuta ai più la seconda intitolazione di questo edificio a Sant’Adriano, avvenuta nel 1786, quando le furono annessi titolo, territorio e beneficio della soppressa parrocchia del Santo sopra citato.

Documentata come monastero camaldolese a partire dal 1095, la chiesa subì un primo intervento in stile romanico intorno al 1150, quando divenne parrocchia. Nella prima metà del Trecento acquisì un aspetto gotico, a cui seguirono ulteriori lavori nel corso del secolo successivo. Seguì una fase di decadenza e alla fine del Cinquecento furono necessari nuovi lavori di restauro date le cattive condizioni in cui versava la struttura.

Nel 1920, sulla facciata fu dipinto, secondo lo stile neoclassico allora di moda, un prospetto di tempio tetrastilo, cioè un pronao con quattro colonne corinzie e un frontone a timpano che fu rimosso nel corso dei profondi interventi di consolidamento eseguiti nel 1934 da Giuseppe Castellucci. L’architetto, nell’ambito del ripristino stilistico di tutto il centro storico, conferì alla chiesa di San Michele un aspetto neogotico, con una facciata disegnata dallo stesso Castellucci e impreziosita, sopra il portale, da un mosaico di epoca moderna raffigurante Cristo Re tra i santi Michele e Adriano.

All’interno, la navata unica è caratterizzata da travature a vista e richiami tipici delle chiese gotico-romaniche e monastiche. Il vano della chiesa, come lo vediamo oggi, è frutto della ricostruzione gotica della prima metà del Trecento e nell’occasione fu creata la nuova abside a forma di cappella a rettangolo.

Sull’altare maggiore, disegnato in falso stile gotico dal Castellucci, è posta una stupenda tavola raffigurante la Madonna col Bambino in trono tra i santi Michele, Benedetto, Giovanni Battista e Romualdo, realizzata nel 1466 - come è riportato sulla tavola stessa - da Neri di Bicci, figlio di quel Bicci di Lorenzo sostituito, alla sua morte, da Piero della Francesca nella decorazione della Cappella Bacci nella Basilica di San Francesco.

Sulla sinistra dell’altare è conservata la banderuola originale in ferro battuto che si trovava sulla cuspide della facciata. Essa, raffigurante San Michele in armatura e il drago sconfitto sotto i suoi piedi, fu abbattuta da un colpo di vento nel 1969.

Lungo la navata a sinistra è invece posto un grande Crocifisso ligneo policromo, realizzato da un ignoto autore toscano tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. L’opera, di influsso nordico, rivela alcune assonanze con i modelli importati dallo scultore tedesco Balthasar Permoser, attivo a Firenze alla fine del Seicento. Questo crocifisso, caratterizzato dal perizoma annodato a sinistra, trasmette una forte drammaticità.

Nonostante le grosse trasformazioni e la perdita degli altari trecenteschi, San Michele è ancora ricca di altre opere d’arte che testimoniano le varie modifiche subite nel corso dei secoli.

di Ilaria Pugi


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