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Attualità venerdì 04 febbraio 2022 ore 11:25
L'ardua sfida al cancro in tempi di Covid
I vaccini hanno garantito maggiore protezione ai pazienti oncologici. Il primario Milandri "recuperato il gap assistenziale del 2020"
AREZZO — Nonostante il periodo di pandemia l'attenzione e l'assistenza ai pazienti oncologici resta una priorità. Parola di Asl e del primario di oncologia del San Donato, Carlo Milandri, che racconta come la lotta al cancro possa diventare una sfida da vincere. Proprio oggi, 4 febbraio, si celebra la Giornata Mondiale contro il Cancro.
“Per il secondo anno consecutivo la giornata mondiale contro il cancro si celebra nel pieno della pandemia da Covid19. La medicina in questo arco temporale ha fatto importantissimi passi avanti ed ha permesso di disporre di vaccini. Tutto questo ha permesso di recuperare terreno rispetto alla prima ondata che aveva messo in difficoltà il Sistema Sanitario.
Si è così potuto recuperare il “gap” che si era creato nel 2020. Abbiamo, infatti, visto aumentare nei primi 9 mesi del 2021 sia le persone trattate nei Day Hospital della UOC di Oncologia: 720 (vs 649 nel 2020) sia le prime visite oncologiche: 2960 (vs 2170 nel 2020)".
Poi prosegue Milandri "abbiamo potuto garantire, non solo la gestione e il trattamento di casi usuali, ma anche di casi più complessi. Mi vengono in mente due esempi: il primo relativo ad un signore di 75 anni affetto da neoplasia polmonare ed il secondo riguardante una signora settantenne con una sindrome genetica (Lynch) che le aveva causato, nel corso degli anni, tre pregresse neoplasie.
Il 75enne, operato al polmone e sottoposto a chemioterapia postoperatora ad inizio del 2019, aveva poi avuto una ricaduta di malattia nel pieno della terza ondata della pandemia. Era stato trattato con chemioterapia, ma verso il termine del terzo ciclo di terapia aveva contratto l’infezione da Covid19 (stava iniziando la campagna vaccinale). La concomitanza di patologia polmonare, sia oncologica sia virale, e successive complicanze, avevano portato il paziente in rianimazione. Il trattamento oncologico, non era stato terminato. Fortunatamente il paziente si era ripreso ed era guarito dall’infezione. Quando lo abbiamo rivalutato, per decidere come procedere, con nostra sorpresa, abbiamo riscontrato che il trattamento antiblastico, aveva comunque 'continuato a lavorare' nonostante la pausa forzata di oltre due mesi.
Il secondo caso riguarda appunto una signora di poco più di 70 anni, che conoscevamo da anni in quanto, affetta da una sindrome ereditaria (di Lynch) che nel corso del tempo, era stata la causa di tre neoplasie (colon, utero, duodeno). Nel corso dell’intervallo tra la terza e quarta ondata della pandemia la signora si era presentata a visita per dolore pelvico. Avevamo rilevato con TC e Colonscopia una massa addomino-pelvica che occludeva l’intestino. Dopo una valutazione multidisciplinare, a ridosso dell’inizio della quarta ondata (la signora aveva aderito alla campagna vaccinale), si era deciso di sottoporla ad intervento. L’intervento durato molte ore, era stato effettuato presso la Chirurgia del San Donato e si era concluso con l’asportazione della massa. Per la presenza di un fattore molecolare noto come instabilità dei microsatelliti - conclude Milandri - abbiamo potuto proporre alla signora un innovativo trattamento basato su immunoterapia, che è tuttora in atto, con ottimi risultati”.
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