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Sport lunedì 31 gennaio 2022 ore 11:00

Arezzo, nervi tesi tra tifosi e squadra

Presa di posizione di Orgoglio Amaranto: “Ora basta”. Dopo la sconfitta contro il Trestina contestazione a giocatori e società



AREZZO — Se fino al pareggio contro lo Scandicci la tifoseria era rimasta in silenzio, la sconfitta subita dall’Arezzo sabato scorso a Città di Castello, contro il Trestina, ha fatto uscire fuori delusione e frustrazione, per quello che sta accadendo al Cavallino dallo scorso anno. Una retrocessione diretta che ha riportato gli amaranto a giocare con i dilettanti, dove città e tifosi non meritavano affatto di ritrovarsi.

La scelta di un allenatore e una campagna acquisti che doveva portare il Cavallino a fare un campionato di testa, in completa solitudine, avevano concesso del tempo alla società per rimediare agli errori commessi.

Dopo le prime giornate già suonavano i campanelli d’allarme poi diventati come sirene a novembre, con l’inizio di una crisi che non sembra avere fine.

La partenza dell’esonerato Mariotti e del Direttore Sportivo De Vito, sostituiti da Sussi e Tromboni alla loro prima esperienza.

Una nuova campagna acquisti, a dicembre, per cambiare rotta e strada in campionato, stravolgono nuovamente la rosa, come già accaduto lo scorso anno.

I risultati non arrivano anzi. Il divario che ai primi di gennaio doveva diminuire nei confronti della capolista aumenta, al punto da essere irrimediabilmente irrecuperabile.

Sabato scorso Sussi viene esonerato e la squadra contestata, per poi arrivare alla notizia di un presunto tentativo di aggressione nei confronti di un giocatore della rosa. Una situazione difficilissima per tutti e tensione alle stelle. Adesso occorre salvare il salvabile, ma soprattutto fare chiarezza con progettazione e persone di qualità ed esperienza.

Una situazione non più sostenibile, nella quale anche Orgoglio Amaranto prende posizione attraverso una nota stampa.

“L’Arezzo non può e non deve essere il passatempo di qualche facoltoso imprenditore, va gestito con amore ed attenzione. Ora basta, ed è già tardi. Come Orgoglio Amaranto abbiamo provato in tutti i modi possibili a far capire quanto fosse importante questa maglia per la città ed i suoi tifosi, quanto fosse necessario un progetto per poter evitare tutto quello che invece è successo e che sta ancora accadendo.

Si stanno scrivendo brutte pagine della storia amaranto, ogni volta sembrano le più brutte e queste forse lo sono davvero. Perché alle tremende prestazioni sul campo si somma la mancanza di una dignitosa e strutturata organizzazione della società del Cavallino. La sensazione è che si vada a tentoni, per tentativi, aumentando solamente, anno per anno, squilibri di bilancio sempre più profondi e intollerabili.

La squadra non ha alibi e ai giocatori che hanno deciso di restare diciamo di dimostrare di essere professionali lasciando sul campo fino all'ultima goccia del loro sudore: ne va della nostra stagione, ma anche della loro dignità.

Non hanno alibi la proprietà e la dirigenza. Investimenti, concessioni, acquisti e spese continue non ci incantano. Abbiamo sottolineato ogni volta, in ogni ambito in cui siamo potuti intervenire, anche pubblicamente, come questa non fosse la strada. No, ne abbiamo viste troppe per non riconoscere quando i problemi sono gravi e rischiano di diventare irreversibili.

Siamo e resteremo tifosi, sempre dalla parte della maglia amaranto e della città che rappresenta.

In questo momento sentiamo il dovere di dichiarare pubblicamente che abbiamo sempre cercato di far capire alla proprietà e alla dirigenza quali passaggi fossero sbagliati e inopportuni e siamo rimasti perennemente inascoltati.

A loro abbiamo sempre spiegato che per noi il calcio ad Arezzo è possibile solo con la sostenibilità nei bilanci, condividendolo con la città senza inutili arroccamenti dentro mura di sabbia, chiedendo competenza in coloro che sono chiamati a fare le scelte, tutto questo basato sullo sviluppo di strutture e settore giovanile.

È adesso il momento di dire forza Arezzo: il tessuto economico, politico ed istituzionale del nostro territorio non può per sempre ignorare questi problemi. È giusto tentare di ricostruire un futuro. Tutti insieme".


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