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Attualità venerdì 12 febbraio 2021 ore 09:23

Il "boccone avvelenato" sulle farine

Confartigianato denuncia il nuovo "balzello". Aumenta la burocrazia per fornai, pastai, pizzaioli. Stocchi: "Basta, così non ce la facciamo più"



AREZZO — Sono quelle norme che non si "vedono" ma danno molto fastidio. Nell'ultima Finanziaria del "governo Conte" è stata inrodotto l'obbligo del registro telematico per fornai, pastai, pizzerie, piadinerie, pasticcerie. Ovvero, tutte le attività che consumo un quantitativo di farina superiore alle 5 tonnellate annue debbano dotarsi di questo registro telematico.
Questo significa che il lavoro burocratico cresce ancora e un piccolo imprenditore la sera, dopo il lavoro, dovrà passare altre due ore ad occuparsi di compilare le carte. Pena multe salate che vanno fino a 20 mila euro. 

"Si tratta dell'ennesimo laccio al collo delle imprese - commenta Piero Stocchi, titolare de 'La Rustica' , presidente nazionale dei pastai di Confartigianato e componente del direttivo nazionale della federazione Alimentazione. Per capire meglio quanto la nuova norma impatterà sulle piccole aziende Stocchi ha fatto due conti e risulta che 5 tonnellate di farina si traducono in un quantitativo giornaliero di 19-20 chilogrammi.

Il presidente dei pastai di Confartigianato spiega anche come questa norma impatterà sulle aziende più piccole.
"I fornai, ad esempio, ci rientrano tutti, perché anche il forno più piccolo impasta più di 20 chili di farina al giorno - afferma Stocchi. Ma anche i pastai, i pizzaioli, le piadinerie ecc rientrano facilmente in questa previsione, che si traduce in un ulteriore balzello, per di più inutile perché la tracciabilità delle farine c'era già. Ma non bisognava ridurre la burocrazia - si domanda Stocchi - a me pare che invece qui si studiano tutte per aumentare gli adempimenti. Avevamo appena finito di lavorare per dotarsi dell'attrezzatura necessaria alla lotteria degli scontrini e anche l'aggiornamento della trascrizione telematica degli scontrini, che ogni sera viene spedito al Ministero a Roma, e ora ci piomba fra capo e collo anche questo."

La norma andata in pubblicazione il primo gennaio prevede l'entrata in vigore dopo 60 giorni, dunque ai primi di marzo.
"Abbiamo scritto al presidente del consiglio dimissionario Conte - conclude Stocchi - perché lui aveva la delega del Ministero dell'agricoltura, ora ci auguriamo che il nuovo Governo che nascerà non faccia cadere nel vuoto la nostra richiesta. Questa previsione deve essere almeno cambiata, aumentando sicuramente la soglia delle cinque tonnellate annue e consentendo una proroga perché l'inizio di marzo ormai è alle porte e nessuno è in grado di ottemperare anche a questo nuovo balzello in un tempo così breve. Inoltre sarebbe forse più sensato risolvere il problema a monte partendo dalla molitura."


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