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Attualità venerdì 03 settembre 2021 ore 08:35

Problemi da lockdown, la Asl crea una divisione

Laura del Citerna, psicologa e psicoterapeuta

L'Unità Funzionale Salute Mentale Adulti attraverso la psicologa e psicoterapeuta Laura Del Citerna sta seguendo un gruppo di ragazzi tra 20 e 30 anni



AREZZO — Che il lockdown sia stato stato una "mazzata" per tutti non è una novità. Ma l'isolamento forzato e le sue conseguenze hanno acuito, soprattutto tra i giovani, un malessere latente. Non avere nessuna relazione sociale in alcuni casi ha provocato un progressivo disagio psicologico. 

L'Unità Funzionale Salute Mentale Adulti della Asl si occupa proprio di questo, di aiutare le persone a ritrovare quel giusto equilibrio perso durante i mesi "bui" della pandemia. Laura Del Citerna è psicologa e psicoterapeuta ed ha creato e sta seguendo un gruppo di giovani. Sono 12 in tutto, tra i 20 e i 30 anni, studenti, disoccupati, due con un impiego. Prevalenza femminile. Problemi simili. Soluzione condivisa: la parola.

"Il primo contatto con il nostro servizio è individuale - ricorda Laura Del Citerna. In molti casi, la valutazione è che la terapia di gruppo potrebbe essere una risposta efficace. La persona ritrova se stessa, le altre le fanno da specchio e l'aiutano a riconoscersi".

Il lockdown non è stato il problema ma probabilmente ha rappresentato l'innesco della crisi. "Chi è rimasto in casa per settimane o per mesi, ha progressivamente tagliato i fili che la legavano al mondo esterno e il suo sistema relazionale ha cominciato a sgretolarsi. Vale anche per gli adolescenti e questa, oggi, è una fascia di età che può arrivare fino ai 30 se non addirittura ai 40 anni: diventare adulti è sempre più difficile. C'è la paura di affrontare la realtà di ogni giorno e, soprattutto per le persone emotivamente meno stabili, l'angoscia diventa sempre più grande. Chiedere aiuto, rivolgersi a noi - sottolinea Del Citerna - è il primo passo per ripartire, per ritrovare un equilibrio".
I pazienti  ricevono le dovute garanzie di riservatezza per quanto verrà detto durante le sessioni di gruppo. Così inizia il lavoro.
"Alcuni rimangono in silenzio per alcune sedute. Ascoltano ma non parlano. Poi si sbloccano. La partenza è domandarsi cosa sta accadendo, poi c'è la scoperta che il gruppo è qualcosa di più e di diverso rispetto alla semplice somma dei partecipanti. Si crea un clima di fiducia, di ascolto, di rispetto. Si scopre che i propri problemi non sono esclusivi ma anche di altri. Due ragazze, che avevano alla base un problema di rapporti con i genitori hanno scoperto di condividere le stesse ansie e alla fine si sono abbracciate piangendo. Avevano capito qual'era il problema ma anche che potevano risolverlo senza limitarsi a chiedere ai loro genitori un atteggiamento diverso". La terapia di gruppo scardina pericolose difese: "ascoltare gli altri senza dare giudizi è importante e le persone, alla fine, abbassano e cominciano ad alleggerirsi del peso della solitudine e dell'autoisolamento".
La terapia di gruppo dura mediamente un anno con sedute quindicinali. "Chi inizia arriva fino in fondo .- sottolinea Del Citerna. La partecipazione a tutte le sedute conferma che il gruppo viene ritenuto utile e importante. Alla fine ognuno torna ad avere capacità relazionali e a fare ciò che prima della terapia di gruppo non faceva o aveva smesso di fare". Il viaggio dalla solitudine alla relazione si è concluso.


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