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Attualità lunedì 10 gennaio 2022 ore 12:30

Rischi e armi contro l'arresto cardiaco improvviso

Massimo Mandò

Massimo Mandò ricorda che può colpire tutti, ad ogni età e in ogni luogo. E' fondamentale la presenza del defibrillatore e la catena di soccorso



AREZZO — Arresto cardiaco improvviso, la Asl parte dal caso emblematico di un 16enne colpito da questo evento durante la preparazione di una gara di equitazione presso l'Equestrian Center di Arezzo, per ribadire con forza alcuni concetti chiave. Oggi il ragazzo sta meglio e questo grazie ad una catena di soccorso che comprende i presenti sul posto che sono stati guidati dall'infermiere di centrale che ha fornito informazioni fondamentali prima che l'automedica potesse giungere sul posto e l'arrivo in tempi rapidi dei mezzi di soccorso.

“Questi eventi - spiega Massimo Mandò, direttore dell'emergenza urgenza della Sud Est - possono accadere a tutti, ad ogni età ed in ogni luogo.
Da questi accadimenti se ne può uscire solo se la rete di protezione funziona.
In particolare è fondamentale che in ogni luogo dove si svolgono attività agonistiche o dove comunque si ritrovano un gran numero di persone, siano presenti i defibrillatori, e soprattutto che vi siano persone formate al loro utilizzo.
Quello che è accaduto all'Equestrian Center ad un giovane di sedici anni, e che fortunatamente si è risolto per il meglio, è però emblematico e ci spinge a rilanciare con forza la campagna di sensibilizzazione 'Arezzo Cuore' che in dieci anni ha dotato il nostro territorio di oltre 1000 strumenti di defibrillazione.
Evidentemente però, visto che in un centro importante e professionale come l'Equestrian Center, ancora non sono dotati di defibrillatore c'è bisogno di ribadire il concetto.
La legge prevede, infatti, il DAE (Defibrillatore Semiautomatico Esterno) nei luoghi dove si fa sport, ma anche allenamento e gare agonistiche e non. Prima di ogni cosa, quindi, deve essere presente in loco questo strumento, poi, come detto ci vuole personale formato e poi perché tutto funzioni, i soccorsi devono essere tempestivi, come successo al sedicenne.
I nostri operatori, inoltre, sono in grado di guidare telefonicamente le persone sul posto in attesa dell'arrivo dei sanitari. Questo è un ulteriore elemento di forza della rete".

Quindi, prosegue Mandò "quello che vorrei ribadire è che oggi è necessario un vero cambio culturale da parte di tutti: dei gestori di impianti, di chi organizza manifestazioni e degli stessi cittadini che possono veramente fare la differenza tra la vita e la morte.
Per la vittima di arresto cardiaco, ogni minuto che passa è importante: l’80% dei decessi avviene lontano da ospedali e strutture sanitarie e nel 65% dei casi l’arresto cardiaco accade in presenza di testimoni.
Per questo è ancora più importante avere persone preparate, non solo in ambulanza o in ospedale, ma anche nelle case e nei luoghi di vita sociale, la loro formazione e la capacità di saper utilizzare al meglio i defibrillatori fa la differenza. E' un traguardo importante - conclude Mandò - che va mantenuto e superato aumentando sia il numero dei defibrillatori che del personale formato all'utilizzo di questo strumento”.


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