Attualità lunedì 04 gennaio 2021 ore 07:00
Ristoratori contro i colossi del cibo a domicilio
Pasquale Naccari: "chiediamo i clienti di rivolgersi direttamente ai nostri punti vendita. Non è una battaglia ai fattorini, anzi"
AREZZO — Una giornata contro lo sfruttamento dei grandi colossi del food delivery per dare il via a una campagna di sensibilizzazione per sostenere le attività di vicinato.
E' quanto ha deciso di lanciare a partire dal 6 gennaio Tni (Tutela Nazionale Imprese), il gruppo che rappresenta 40mila aziende in Italia. L'iniziativa è sostenuta da Pasquale Naccari, portavoce di Tni e Ristoratori Toscana, lo chef Gianfranco Vissani, Virginia Derelitto di Aios Sicilia, Rocco Costanzo di Ristoratori Liguria, Alessia Brescia dei Ristoratori Veneto, Maricetta Tirrito dei Ristoratori Lazio, Pasquale Dioguardi di Movimento Impresa Puglia, Andrea Penzo Aiello di Veneto Imprese Unite, Michele di Costa di Ristoratori Calabria e Armando Pistolese di Associazione commercianti per Salerno. Con il Delivery-Day, gli imprenditori non solo hanno deciso di sottrarsi ai diktat delle multinazionali spegnendo i propri tablet e computer, ma anche di lanciare un appello a tutti gli italiani.
“Chiediamo a tutte le persone che hanno a cuore le attività di vicinato di aiutarci a tenere in vita i nostri locali. Dal 6 gennaio, chiediamo agli italiani di sostenerci nella nostra battaglia - spiega Pasquale Naccari il portavoce di Tni-Ristoratori Toscana - Come? Facendo i propri ordini telefonicamente direttamente presso i nostri punti vendita o servendosi dell'asporto e non tramite le piattaforme delle multinazionali che hanno sede all'estero e non pagano nemmeno le tasse in Italia. Non si tratta di una battaglia contro i fattorini questa, sia chiaro. Anzi questa è una lotta che porteremo avanti anche per loro visto che in molti casi lavorano in condizioni di sfruttamento. Quando le nostre attività ricominceranno a funzionare saremo in grado di integrare queste persone”.
Naccari non usa mezzi termini: senza un'inversione di tendenza i colossi del delivery e del fast food ammazzeranno le attività di somministrazione. I locali che si affidano ai grandi del settore (che offrono un servizio completo con i loro rider e il sistema di gestione ordini) pagano una commissione agli operatori.
“Da una fattura media di 2.400 euro – conclude Naccari - ricaviamo 970 euro che non bastano né a ricoprire i costi della materia prima né tanto meno quelli del personale, delle utenze ... Il food delivery è insostenibile, ammazzerà i nostri spazi. Per questo chiediamo a tutti i ristoratori d'Italia di fare bene i conti in tasca, di spegnere i tablet e i computer e di accettare solo prenotazioni fatte direttamente al ristorante. Agli italiani chiediamo di aiutarci a tenere in vita i nostri locali e di non ordinare tramite le grandi piattaforme ma tramite i canali diretti delle attività”.
Claudio Zeni
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