Cronaca giovedì 25 marzo 2021 ore 12:32
"Tutto era pronto per salvare la banca aretina"
Nel processo sul crac Banca Etruria la testimonianza del presidente del Fondo Interbancario Tutela dei Depositi. L'analisi di Fabi
AREZZO — Nel processo per bancarotta fraudolenta di BancaEtruria, in corso nel Palazzo della Provincia per consentire il rispetto delle misure anti Covid, questa mattina è stato ascoltato come testimone anche Salvatore Maccarone, presidente del FITD - Fondo Interbancario Tutela dei Depositi.
Ad intervenire in merito è il sindacato Fabi con una nota: "come ricordiamo, quattro banche 'regionali' in difficoltà, tra le quali quella aretina, vennero sottoposte ad un decreto di “risoluzione” nel novembre del 2015, un decreto che comportò – oltre che la fine delle banche – anche la cancellazione delle obbligazioni subordinate e delle azioni. Questo strano decreto, che recepiva - secondo noi in maniera anomala e sbagliata – una direttiva UE sui salvataggi bancari, provocò gravi danni ai risparmiatori dell’Etruria e anche ai dipendenti, con una lunga e dolorosa serie di processi a loro carico e a carico di quelli che ne erano i vertici, processi ancora in corso".
Prosegue il segretario provinciale Fabio Faltoni "la cosa grave è che tutto ciò si sarebbe potuto evitare benissimo, se solo si fosse permesso nel 2015 l’intervento del FITD – Fondo Interbancario Tutela dei Depositi, resosi disponibile a salvare le quattro banche. La Commissaria UE alla Concorrenza Vestager vietò l’intervento del Fondo in quanto, disse, si sarebbe trattato di un improprio 'aiuto di Stato'. A tale divieto seguì il decreto di risoluzione e tutto il resto. Ora, dato che il Fondo opera solo attraverso risorse economiche delle banche italiane, la Commissione UE alla Concorrenza commise un tragico errore, nel vietare il salvataggio delle banche, come anche noi denunciavamo. Infatti, di recente, il Tribunale UE e la Corte di Giustizia hanno finalmente – dopo sei anni – sentenziato che il FITD avrebbe potuto salvare BancaEtruria e le altre tre banche, proprio perché avrebbe usato solo soldi privati, appunto quelli delle banche aderenti".
"Ora, e come aveva già fatto a febbraio al tribunale di Ancona (in un’udienza relativa a BancaMarche), anche ad Arezzo Salvatore Maccarone – che è ancora presidente del Fondo - ha ribadito chiaramente che tutto era pronto per salvare la banca aretina, con la quale c’era da tempo una interessata interlocuzione, ma che ciò venne impedito da una decisione UE, decisione poi risultata errata. Maccarone ricorda che, su richiesta di BancaEtruria - cioè dei commissari Sora e Pironti - il Fondo fece l’istruttoria ed elaborò l’ipotesi dell’intervento di salvataggio. Un intervento, quindi, che era già strutturato nei dettagli, quando però arrivò il divieto della UE. Solo nel 2016, visti i gravi effetti del decreto di risoluzione, il Fondo costituì al suo interno uno “Schema volontario”, uno strumento con un veste giuridica tale da consentire in futuro di salvare le banche senza incorrere nella tagliola UE, ma per l’Etruria era troppo tardi" aggiunge ancora il rappresentante di Fabi.
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