Attualità sabato 17 ottobre 2020 ore 14:00
Covid, il comandante Arma: "Ecco come si affronta"
E' stato l'ultimo a lasciare la nave da crociera con 700 positivi. Sabato prossimo a Castiglion Fiorentino riceverà il Premio San Michele d'Oro
CASTIGLION FIORENTINO — Febbraio 2020: baia di Yokohama, Giappone. Un gigante del mare, la Diamond Cruises ha 3700 persone a bordo, tra passeggeri ed equipaggio. E’ una nave da crociera, la nave delle vacanze e del divertimento. Si trasforma, invece, nella prima nave in quarantena per Covid.
Al timone c’è il comandante Gennaro Arma che tutti noi abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare per aver gestito con coraggio e forza una situazione incredibile, scendendo dalla nave dopochè l’ultimo passeggero aveva messo piede a terra. Il suo coraggio è un modello per tutti, a maggior ragione oggi che anche qui, alle nostre latitudini viviamo l’ansia dell’escalation di nuovi positivi (solo ieri 137 in provincia, la metà ad Arezzo).
E’ guardando a uomini come Gennaro Arma che si comprende l’importanza di reagire a ogni situazione di difficoltà. In una parola: resilienza. C’è un link tra il comandante Arma e la terra di Arezzo perché sarà proprio lui il protagonista del Premio San Michele d’Oro conferito ogni anno dal Comune di Castiglion Fiorentino a personaggi che si sono distinti per meriti e dedizione agli altri.
Sabato prossimo (24 ottobre) Gennaro Arma sarà a Castiglion Fiorentino per ritirare il prestigioso riconoscimento dalle mani del sindaco Mario Agnelli. C’è qualcosa di più in questa storia: c’è un’amicizia nata tra Arma e Agnelli nei mesi del lockdown e consolidata nel tempo. “Il sindaco Agnelli è stato un gentlemen nei miei confronti. Appena rientrato in Italia, eravamo a marzo, mi ha contattato congratulandosi; è stato veramente una persona molto buona e molto cara. Abbiamo tenuto i contatti nei mesi del lockdown fino a quando mi ha sorpreso e onorato nell’assegnare proprio a me il premio. Sono contento e grato; so benissimo che il riconoscimento in passato è stato assegnato a personalità bemn più importanti di me…”.
L’umiltà di quest’uomo è palese, in ogni frase che pronuncia tornando a quell’esperienza che non dimenticherà. “E’ stata una situazione nuova, alla quale non eravamo preparato. Tra le tante emergenze che un comandante e il suo equipaggio sono pronti a fronteggiare, quella era l’unica che poteva trovarci impreparati”, rievoca Arma.
Reagire è la parola-chiave. “Ci siamo dovuti reinventare, rimboccare le maniche e cercare di gestire al meglio una situazione difficile. Oltretutto, a febbraio, non c’erano linee guida precise e le indicazioni dell’Oms erano parziali. In più a bordo, non avevamo una dotazione sufficienti di guanti e mascherine”.
In questi momenti non c’è tempo da perdere e Arma racconta come ha affrontato “l’onda perfetta”, tanto per restare in tema marinaresco: “Abbiamo affrontato la situazione con grande spirito di sacrificio, sia da parte dell’equipaggio, sia da parte dei passeggeri. Eravamo tutti uniti, una vera comunità concentrata a superare quel momento. E’ stato fondamentale il supporto da fuori della mia compagnia, la Princess Cruises; mentre all’interno della nave abbiamo messo in atto azioni e comportamenti con coraggio e resilienza”.
Già la resilienza, termine ormai inflazionato. Arma lo traduce così, avendolo vissuto sulla sua pelle: “Ho capito ancora di più che con coraggio e resilienza, si possono superare momenti complessi come quelli che abbiamo attraversato e stiamo attraversando adesso”.
Nella nave da crociera c’erano “3700 persone provenienti da oltre 50 nazionalità. Avevamo circa 700 positivi al Covid. Della parte sanitaria si occupavano le autorità giapponesi del ministero della sanità, ma tutti eravamo impegnati nel monitoraggio di passeggeri ed equipaggio. Poi, strada facendo, abbiamo scoperto con test a tappeto che c’era circa un 40-50 per cento di asintomatici. L’isolamento è scattato da subito e una volta completata la quarantena per i passeggeri, siamo stati noi dell’equipaggio a doverla sostenere per quattordici giorni”.
Il giorno più lungo del comandante Arma è stato quando gli hanno comunicato i primi positivi al Covid: “A quel punto abbiamo dovuto cambiare strategia e ripartire da zero. La conferma che il virus era a bordo della nave, è stato per me un momento durissimo; così come è stato difficile dire ai passeggeri, per lo più persone anziane, che la vacanza che avevano sognato da una vita era finita, non cera più”.
Arma si porta dentro anche la sofferenza per le persone ricoverate negli ospedali giapponesi che non ce l’hanno fatta. Tuttavia, il punto di svolta è stato “vedere equipaggio e passeggeri uniti nella reazione al problema e impegnati ogni istante nelle cose da fare; come in una grande famiglia: lì ho capito che ce la potevamo fare. E’ stato inoltre di grande aiuto ricevere tantissime lettere di italiani che ci incoraggiavano; questo affetto ha aumentato la nostra determinazione nell’andare avanti”.
Arma è stato l’ultimo a lasciare la Diamond Princess, dopo aver messo al sicuro tutti. “Mi dispiaceva lasciare la nave, ma ero sereno perché sapevo di aver fatto tutto ciò che era possibile fare”.
Quell’esperienza è stata una lezione di vita. “Mi ha insegnato, se mai ve ne fosse il dubbio, che nella vita bisogna sempre essere pronti a tutti, essere flessibili e reagire alle difficoltà senza abbattersi o perdere tempo".
Oggi che il Covid ha rialzato la testa, Gennaro Arma consegna a tutti la sua testimonianza: “Agli aretini e più in generale agli italiani dico di essere responsabili mettendo in atto le precauzioni che conosciamo, rispettando le regole, usando la mascherina e il distanziamento interpersonale. Moralmente mi rendo conto che abbiamo trascorso momenti difficili e ci stanno presentando un futuro che non è quello che speravamo, ma dobbiamo comprendere che si tratta di una fase destinata a passare. Siamo usciti dal periodo di marzo-aprile con le ferite, personali per la perdita di un familiare, ed economiche, ma il popolo italiano nelle difficoltà dimostra di saper dare sempre il meglio di sè. Sono un ottimista di natura e non posso non continuare a guardare il bicchiere mezzo pieno, anche se restando coi piedi per terra”.
Lucia Bigozzi
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