Attualità martedì 20 dicembre 2022 ore 11:50
Il sistema sociosanitario cambia, varata la riforma
Case e ospedali di comunità e 37 centrali operative territoriali i nuovi pilastri su cui si articolano i mutamenti che entreranno a regime in tre anni
FIRENZE — Il sistema sociosanitario toscano cambia pelle, con una riforma appena varata dalla giunta regionale che riorganizza i servizi sanitari, sociosanitari e sociali secondo tre pilastri fondamentali rappresentati da case e ospedali di comunità e 37 centrali operative territoriali, il tutto da mettere a regime nel giro di tre anni.
Il provvedimento si lega al decreto ministeriale 77 approvato la scorsa estate e che punta al riordino della medicina territoriale a livello nazionale. In Toscana cambierà dunque il modello organizzativo dei servizi. La scommessa è pontenziare le cure domiciliari integrandole, sviluppare la prevenzione tramite la sanità d'iniziativa e ampliare le occasioni di presa in carico sul territorio.
Tecnologie e servizi digitalizzati si ritagliano nel progetto un ruolo da protagonisti, con telemedicina e telemonitoraggio in posizioni di sempre maggiori rilievo.
I cambiamenti a portata di cittadino
Ma cosa cambierà in pratica dopo la riforma? Il cittadino continuerà ad accedere al sistema attraverso il numero unico per cure non urgenti 116117, rivolgendosi al medico o al pediatra di famiglia, alle case di comunità o al punto unico di accesso, attraverso il segretariato sociale o ai punti insieme, ai consultori e ai servizi della salute mentale delle dipendenze, ai centri servizi e ai centri per le famiglie.
La novità è costituita dalle centrali operative territoriali – 37 in tutta la Toscana, più di una per zona distretto che sono 28, un medico e 5 infermieri in servizio in ognuna, aperte 12 ore al giorno per 6 giorni alla settimana, una a turno anche la notte e la domenica – e che funzioneranno in back-office come una sorta di cabina di regia smistando percorsi e bisogni in base alle esigenze del cittadino.
Le centrali interverranno non solo in uscita dagli ospedali come oggi fanno le Acot per le cosiddette dimissioni difficili e per pazienti che hanno bisogno di cure intermedie, ma anche in entrata, dai territori agli ospedali od anche tra i vari servizi del territorio.
Nasceranno con la riforma le case di comunità, da 70 a 77 in tutta la regione. Vi troveranno spazio non solo specialisti di base ma anche medici di famiglia, pediatri, infermieri di comunità e assistenti sociali. Offriranno assistenza in raccordo con la rete ospedaliera sotto il segno dell'integrazione, del coivolgimento di tutte le professioni sanitarie e della presenza di équipe strutturate ed entro un sistema a rete, con il soccorso delle Uca, evoluzione delle unità mobili di distretto Usca nate in pandemia. Le Uca verranno attivate da parte dei medici di famiglia nel caso di emergenze organizzative o di focolaio.
E nasceranno anche gli ospedali di comunità, per le cure intermedie di persone fragili o anziane o con patologie croniche che necessitano di interventi a bassa intensità, se non trattabili a domicilio. Ci sarà almeno un ospedale di comunità in ogni zona distretto o per società della salute, con circa 20 posti letto ogni 50mila abitanti.
Hanno detto
“Nel recepire il decreto ministeriale 77 – spiega il presidente della Regione Eugenio Giani – la Toscana non si è limitata a un semplice adempimento burocratico e ci ha aggiunto un pensiero ed un programma”.
“Questa riorganizzazione - evidenzia l’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini - è uno dei passaggi più importanti che abbiamo di fronte in questa legislatura. Abbiamo deciso di raccogliere la sfida del Dm77 e degli investimenti infrastrutturali che arriveranno con il Pnrr mettendo in campo un progetto toscano che costruisce nuovi pezzi di welfare e stato sociale nella nostre regione”.
“Si tratta di un progetto - aggiunge - che parte dalla storia di questa regione, che ne valorizza le specificità ma che apporta un ridisegno complessivo. E’ anche il frutto di un percorso di partecipazione e di un confronto con territori e attori del sistema. Sono stati recepiti alcuni spunti scaturiti dagli Stati generali sulla sanità del Consiglio regionale”.
Territori e servizi di prossimità al centro nell'analisi dell'assessora alle politiche sociali Serena Spinelli: "Centralità dei territori, servizi di prossimità e case di comunità sono i pilastri su cui costruire percorsi in grado di dare una risposta sempre più integrata ai bisogni di salute e di protezione sociale delle persone, per prendersene cura in maniera complessiva", afferma.
“Il percorso di riforma che stiamo avviando – prosegue – ridefinisce il modello organizzativo dei servizi sociosanitari territoriali non solo allineandosi a livello nazionale al Pnrr e al Dm77, ma anche raccordandosi con il piano nazionale dei servizi sociali e il piano per la non autosufficienza”.
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