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Attualità martedì 07 aprile 2020 ore 13:16

Turismo, la situazione ad Arezzo è "sconvolgente"

Barbara Lancini, presidente provinciale Confartigianato Turismo

Tutte le prenotazioni fino a novembre sono state cancellate. Confartigianato lancia l'allarme e chiede misure concrete per la ripartenza



AREZZO — Il Coronavirus ha messo in ginocchio il Pese. Se a livello sanitario è un dramma, con il numero di morti che ogni giorno aumentano, anche a livello economico il virus rappresenta una catastrofe. Il governo stanzia aiuti e finanziamenti ma la riprenda resta un'incognita per molti. 

Ad Arezzo la situazione è pesante. Il turismo, comparto che negli ultimi anni è stato uno dei treni dell'economia locale, è totalmente fermo.

Secondo un report di Confartigianato 2019 (stilato con i dati 2018) i numeri del turismo ad Arezzo e provincia avevano già raggiunto 1 milione e 541 mila presenze (556 mila 990 gli arrivi) con un incremento dell'11,4% sull'anno precedente. 

“All'inizio di questo 2020 la stagione si preannunciava molto rosea – ricorda Barbara Lancini, presidente provinciale di Confartigianato Turismo – le nostre strutture avevano i planning pieni, il lavoro di questi anni stava portando i suoi frutti, l'impegno della Fondazione Intour, del Comune, delle nostre associazioni di categoria e di tutti gli operatori faceva essere a buona ragione molto ottimisti. La situazione si preannunciava positiva per noi operatori (B&B, case vacanze, affittacamere ecc.) ma anche per tutti gli altri settori collegati e questo faceva bene all'economia di tutta la città e della provincia.”

Oggi la situazione è profondamente cambiata e Barbara Lancini la riassume con una parola "sconvolgente”.

“Non si tratta neanche più di calcolare percentuali – sospira- perchè le prenotazioni che avevamo sono state cancellate tutte, fino a ottobre e novembre. Alle disdette si aggiungono anche le ulteriori prenotazioni che ci sarebbero state e non arriveranno, non solo per la paura, ma anche perchè le persone, in gran parte, non hanno più soldi da destinare alle vacanze.”

Gli operatori pensano al “dopo”, a quando l'emergenza sanitaria sarà finita e si potrà riprendere il lavoro.

Chiediamo – dice Lancini- e lo facciamo fin da ora affinché sia scongiurato il pericolo di essere lasciati soli , di avere informazioni certe e mezzi per comportarci in maniera sicura. I dubbi sono tanti, l'impatto economico è fortissimo e anche quello emotivo non è da meno, ci siamo visti azzerare tutti i sacrifici e gli sforzi fatti negli ultimi anni. Ma vogliamo pensare al dopo e per questo poniamo le nostre domande, per farci trovare pronti quando si potrà ricominciare.”


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