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Attualità martedì 15 dicembre 2020 ore 19:50

Sono aretine le imprese più colpite dalla crisi

Massimo Guasconi, presidente Camera di Commercio

In base ad un'indagine Excelsior, quasi il 58% è sotto i livelli pre-Covid e il 4% ha chiuso o pensa di farlo. Male moda e stampa. Rebus occupazione



AREZZO — Gli effetti del Covid sono "devastanti" per l'economia e quella aretina sembra soffrire più di altre la crisi derivata dalla pandemia.
In base ad un'indagine Excelsior commissionata da Camera di Commercio, nel periodo 19 ottobre - 2 novembre, solamente il 38% delle imprese aretine segnala di lavorare a regimi simili a quelli pre-emergenza. Ben più elevata è invece la quota di quelle che stanno lavorando al di sotto dei livelli precedenti: si tratta del 58% a cui si aggiungono un altro 4% circa che addirittura ha l’attività sospesa e/o che valuta la chiusura.

La provincia di Arezzo sembra più colpita dalla crisi rispetto alla Toscana ed all’intero territorio nazionale, mostrando numeri più alti per le imprese che sono ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. Il 3,6% potrebbe essere a rischio chiusura.

Scendendo più nel dettaglio vediamo:

Nel manifatturiero segnali di particolare criticità. Allarme per quanto riguarda il comparto moda (82% di imprese a regime ridotto e 4,6% di attività sospese/chiuse) e della carta - stampa (98,3% di imprese a regime ridotto).

Per il momento sembrano meno colpite le costruzioni, grazie anche alle numerose misure di incentivazione.

Decisamente più in difficoltà il comparto dei servizi di ristorazione e turistici per il quale la quota di imprese che sta operando a regime ridotto sale all’80,1% e, soprattutto, il 9,8% è a rischio chiusura.

Difficoltà rilevanti anche per i servizi alle persone in cui le aziende che stanno lavorando al di sotto della media sono circa il 73,9% e quelle a rischio chiusura il 4,5%.

Il commercio, grazie al fatto che una parte delle sue specializzazioni merceologiche non ha subito provvedimenti di chiusura completa delle attività, pur mettendo in evidenza chiare difficoltà, riesce a difendersi meglio: il 53,7% delle imprese sta lavorando al di sotto dei livelli pre-emergenza ed un 3,2% si dichiara a rischio chiusura.

Più limitato, infine, l’impatto sul comparto dei servizi alle imprese in cui la quota di imprese che stanno lavorando a livelli simili a quelli pre-emergenza e quella delle aziende che sono al di sotto di tale livello sostanzialmente si equivalgono (49% contro 48,5%). Più basso anche la quota delle imprese a rischio chiusura (2,6%).

Le previsioni delle imprese riguardo la ripresa dell’attività economica

La maggioranza delle aziende aretine prevede che l’attività potrà tornare a livelli accettabili non prima del secondo semestre del prossimo anno (69%), mentre circa un quarto (25,8%) ritiene di poterlo fare entro i primi sei mesi del 2021. Solo il 5,2% ritiene che il recupero possa avvenire entro la fine dell’anno. Anche in questo caso la provincia di Arezzo appare un po’ più in difficoltà della Toscana e dell’Italia.

Le previsioni delle imprese riguardo l’andamento occupazionale nel secondo semestre 2020

Le misure messe in campo a sostegno dell’occupazione (Cig, fondi solidarietà, divieto di licenziamento) per il momento sembrano in parte contenere il timore di ondate di licenziamenti: la maggioranza delle imprese (81,3%) prevede infatti che l’andamento occupazionale del secondo semestre 2020 sarà stazionario. A fronte di una piccola schiera di aziende che prevede comunque un aumento degli organici (3%), emerge che il 15,8% delle aziende al contrario ritiene che sarà necessario ridurre gli organici.

La previsione di riduzione della forza lavoro è più elevata fra le imprese dei servizi (17,8%) piuttosto che nel manifatturiero (12,9%) o nelle costruzioni (9,7%).

All’interno del manifatturiero sembrano esserci alcune difficoltà in termini occupazionali per il 28,6% delle altre industrie (che comprendono il settore orafo), il 13% delle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo ed il 10,5% delle industrie meccaniche ed elettroniche.

Nel comparto dei servizi, oltre alle prevedibili prospettive negative per i servizi di ristorazione e turistici (40,2% prevede una diminuzione dell’occupazione), alcune criticità emergono anche per i servizi alle persone (16%) e per il commercio (11%).

Il problema della liquidità

Nel periodo preso in esame (19 ottobre-2 novembre), oltre la metà delle Imprese (55,2%) prevedevano di avere problemi di liquidità nei sei mesi successivi mentre il restante 44,8% per il momento non ravvisava problemi di questo tipo.

La criticità maggiore è relativa al comparto dei servizi, dove la quota di imprese con problemi di liquidità tocca il 59,3%, rispetto al manifatturiero (49,3%) e alle costruzioni (49,7%).

Non mancano però alcune criticità anche all’interno del manifatturiero: i valori più critici emergono nei settori della carta-stampa (73,3%), del legno-mobile (64,7%) e nel comparto moda (50,8%).
All’interno dei servizi i più colpiti sono i servizi di ristorazione e turistici (79%), i servizi alle persone (73,5%) e i servizi di trasporto-logistica (65%). Un po’ più bassa, ma sempre elevata, la quota di imprese che avranno problemi di liquidità nel commercio (52,1%).

Le imprese esportatrici, accusano qualche problema in più rispetto a quelle che operano solo a livello nazionale. Solo il 37,7%, in fatti, dichiara di lavorare ai regimi pre-Covid. 

Per quanto riguarda le prospettive di recupero, le imprese esportatrici sono orientate esclusivamente al 2021, ed in particolare alla seconda metà.

Le imprese digitali o in transizione digitale dimostrano una maggior capacità di tenuta alla crisi: stanno lavorando a regimi simili a quelli pre-emergenza il 45,6% delle prime ed il 44,5% delle seconde, mentre fra le non digitali la quota crolla al 33,1%.

Per quanto riguarda le previsioni di recupero, le imprese digitali si mostrano più ottimiste delle altre: il 9,3% pensa di riuscire a recuperare addirittura entro la fine di quest’anno.

“L’approfondimento sulle conseguenze dell’emergenza sanitaria contenuto nel nostro Rapporto Excelsior – commenta il Presidente Massimo Guasconi – conferma come l’impatto del Covid 19 sul sistema imprenditoriale presenti, per quanto riguarda l’intensità degli effetti, una significativa differenziazione, tra i vari macrosettori. E' soprattutto la variabilità delle ondate di pandemia a determinare un quadro di estrema incertezza che crea difficoltà alla pianificazione e alla programmazione delle nostre aziende. Un contesto che sono convinto si modificherà rapidamente grazie alla compagna di vaccinazione contro il coronavirus e grazie al piano europeo per la ripresa e la resilienza “Next Generation EU”, il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato dall'UE.

“L’emergenza economica causata dalla pandemia – sottolinea il Segretario Generale dell’Ente Marco Randellini - è un evento di portata storica, difficilmente paragonabile ad altre crisi che si sono verificate in questi ultimi decenni. Per questo, come Camera di Commercio, abbiamo voluto predisporre un intervento straordinario che si è concretizzato nell’erogazione di contributi alle imprese, attraverso 7 specifici bandi, per quasi tre milioni di euro. Anche in questa situazione emergenziale abbiamo comunque voluto dedicare particolare attenzione al tema della digitalizzazione. Anche per il 2021 quindi lavoreremo per aggiornare e far crescere la cultura digitale delle imprese sia favorendo la dotazione delle tecnologie fondamentali (cloud, cyber security, ecc.) sia accrescendo la competenza delle risorse umane. Su questo secondo aspetto l’impegno è condiviso con il Polo Universitario Aretino che sta operando per la formazione di quelle figure professionali indispensabili ai processi di trasformazione digitale.”   


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