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Cultura domenica 16 maggio 2021 ore 12:30

Arezzo e le sue bellezze: Santa Maria delle Grazie

Ilaria Pugi, storica dell'arte, ci porta in uno dei posti più suggestivi della città. L'attuale chiesa sorge su un tempio pagano dedicato ad Apollo



AREZZO — A sud del centro storico di Arezzo, ai piedi dell’omonima collina, si trova il santuario di Santa Maria delle Grazie, sorto dove in epoca etrusco-romana vi era una fonte pagana dedicata al dio Apollo. La collina, che in antichità era detta di Pitigliano, prese nel Medioevo il nome di Fonte Tecta. Essendosi diffusa la credenza che le sue acque avessero il potere di guarire le malattie, soprattutto dei bambini, la fonte divenne luogo di culto e pellegrinaggio per gli abitanti della città e per i forestieri, fino a quando fu distrutta da San Bernardino da Siena nel 1428. Al suo posto il frate senese fece costruire una cappella che divenne il nucleo originario della futura chiesa, intitolata a Santa Maria delle Grazie, dove Parri di Spinello dipinse intorno al 1428-31 l’affresco della Madonna della Misericordia

Tra il 1435 e il 1444 venne eretta l’attuale chiesa a navata unica in stile tardogotico, su progetto di Domenico del Fattore, alla quale tra il 1444 e il 1456 venne addossata sul lato destro, una cappella esterna dedicata a San Bernardino.

Negli anni ’70 del quattrocento Giuliano da Maiano progettò il portico, di cui oggi è rimasta solo una piccola parte, lungo i tre lati del piazzale, dove Lorentino d’Andrea, collaboratore di Piero della Francesca, affrescò le Storie di San Donato, di cui possiamo ammirare alcune parti staccate e messe al sicuro all’interno della cappellina di San Bernardino.

All’entrata del piazzale fa bella mostra di sé un portale bozzato d’ingresso, che originariamente costituiva la parte interna della Porta di Santo Spirito e che fu portata qui nel 1893 dopo il suo abbattimento. Nel 1895, sulla destra, in occasione del venticinquennale della Breccia di Porta Pia, venne posta una lapide a ricordo di Giuseppe Garibaldi e delle sue truppe, che tra il 22 e il 23 luglio 1849 si accamparono proprio a Santa Maria delle Grazie.

Ma a rendere unico questo complesso, rispetto a tutte le altre chiese aretine, è la splendida loggia costruita tra il 1478 e il 1482 su disegno di Benedetto da Maiano. Formata da quindici arcate sostenute da colonne in stile corinzio, è considerata un capolavoro del Rinascimento italiano e la sua armoniosità fu persino esaltata da Gabriele d’Annunzio che la definì "aerea". Il soffitto fu completamente rifatto nei primi dell’Ottocento a spese della famiglia Redi, il cui stemma campeggia al centro del soffitto medesimo.

L’annesso convento, di cui entrarono in possesso i Carmelitani Scalzi nel 1695, è stato costruito in varie epoche.

All’interno della chiesa, sotto una volta stellata di un intenso colore blu, rapisce subito lo sguardo l’affresco di Parri di Spinello – sopra citato -, incorniciato dal bellissimo altare marmoreo realizzato da Andrea della Robbia: l’unica scultura in marmo del grande artista.

L’opera, coronata dalla Madonna con il Bambino tra due angeli, è arricchita da testine di cherubini e serafini, medaglioni con profeti e angeli reggicandela, e da un elegante festone di terracotta invetriata policroma. Nella parte inferiore ospita in nicchie rettangolari di marmo rosso quattro statue marmoree: San Donato, San Bernardino da Siena e i protomartiri San Lorentino e San Pergentino.

Ilaria Pugi


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