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Attualità mercoledì 21 aprile 2021 ore 13:46

Il colpo più duro della pandemia al manifatturiero

Il terziario a fine anno dovrebbe subire una flessione media del 6,9%. Effetti negativi anche su consumi e lavoro. Le prospettive di recupero



AREZZO — La collaborazione che la Camera di Commercio ha instaurato da alcuni anni con Prometeia, una delle più importanti società europee di consulenza e ricerca economica, rende possibile ipotizzare, attraverso l’elaborazione delle informazioni fornite dalla banca dati “Scenari per le economie locali”, una più accurata stima del consuntivo 2020 ed una prima previsione per il 2021 relativamente ai principali indicatori economici della provincia di Arezzo.

Il valore aggiunto aretino 2020 si attesterebbe fine anno a circa 8,3 miliardi di euro, con una flessione sul precedente anno dell’8,8% in termini reali.

“Rispetto alle stime formulate ad ottobre dello scorso anno, che ipotizzavano una flessione del valore aggiunto del -10,2% - spiega il vicepresidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena Anna Lapini – le stime per il 2020 sono migliorate, mentre il protrarsi delle misure emergenziali conseguenti al perdurare della pandemia, ha portato ad una riduzione del recupero previsto nel 2021: +5,4% contro il +6,9% indicato nel precedente report semestrale. Il recupero, comunque, proseguirebbe anche negli anni successivi: +4,3% nel 2022 e +2,7% nel 2023. 

Il settore sul quale le conseguenze dell’emergenza hanno lasciato i segni più evidenti è quello manifatturiero che evidenzia una flessione del -9,2%. Il comparto industriale aretino, particolarmente orientato ai mercati esteri, ha infatti sofferto più di altri distretti italiani, non soltanto per un accentuato blocco produttivo ma anche per un consistente stop commerciale. La flessione dovrebbe essere già in parte recuperata nel corso del 2021 considerando che le nostre elaborazioni ipotizzano una crescita del 9,9% che proseguirà nel 2022 con il +4,5%. 

Il terziario della nostra provincia, composto dalle attività commerciali, da quelle turistiche e dai servizi, dovrebbe accusare a fine anno una flessione media del 6,9%. Stiamo chiaramente parlando di un comparto vasto ed estremamente eterogeneo ed è quindi plausibile che alcune tipologie di commercio ed il complesso delle attività turistico-ristorative abbiano avuto in realtà conseguenze negative ben maggiori rispetto al resto dei settori del terziario i quali, in alcuni casi, hanno addirittura incrementato la propria attività rispetto al 2019.
Le stime comunque per l’intero sistema del terziario indicano già una crescita del +4,9% nel corso del 2021 e del 6,9% nel 2022.”

“Il valore aggiunto dell’agricoltura – aggiunge Marco Randellini, Segretario Generale della Camera di Commercio – nel 2020 dovrebbe avere una crescita record del 10% (del 6,7% nel 2021 e del 7% nel 2022) ovviamente conseguenziale al cambiamento nelle scelte di consumo registrate nel periodo del lockdown, con un consistente aumento della domanda di prodotti alimentari nazionali. 

Il settore delle costruzioni, pur interessato da una serie di incentivi fa segnare nel 2020 una flessione del -8,4%, Si tratta di un dato che va analizzato congiuntamente a quello del 2021 che prevede per il settore una crescita del +12,3%. Evidentemente, anche per l’oggettiva complessità tecnico-procedurale dei bonus, le riaperture dei cantieri si sono avute soprattutto a partire dal 2021. Gli effetti positivi delle agevolazioni fiscali si avranno dunque soprattutto nel corrente anno e nel 2022 con una ulteriore crescita del 7,3% I dati di Prometeia ci permettono anche di fare delle previsioni sulle esportazioni provinciali che nel 2021 potrebbero avere un incremento del 2,2%. 

Ricordo che il consuntivo 2020 ha visto una crescita delle esportazioni aretine pari al +24,5%, trainata dai metalli preziosi e dall’impennata del prezzo dell’oro, ma con l’oreficeria ancora in difficoltà (-29,1%). 

Nel comparto della moda hanno chiuso in positivo sia l’abbigliamento (+20,7%) che la pelletteria (+19%), mentre hanno accusato una battuta di arresto le calzature (-13,9%).”

“Sul fronte dell’occupazione, - termina Randellini - le chiusure forzate delle attività hanno lasciato un segno tangibile sulle dinamiche lavorative: se infatti sul fronte degli occupati, grazie anche al blocco dei licenziamenti ed all’ampio ricorso alla cassa integrazione, si prevede per il 2020 una flessione abbastanza contenuta (-0,6%), sul fronte delle unità di lavoro (ULA), che è un’unità di misura del volume di lavoro prestato, la contrazione è ben più elevata (-8,9%). 

Si prevede, comunque, una ripresa dell’attività produttiva negli anni successivi con le ULA in crescita del 6,2% nel 2021 e del 4,2% nel 2023. 

La crisi ha comunque avuto un forte impatto non soltanto sulle imprese ma anche sulle famiglie: si prevede infatti che nel 2020 il reddito disponibile delle famiglie aretine, che nel corso dell’ultimo decennio era cresciuto quasi ininterrottamente, abbia subito una contrazione del 3,2%. Anche in questo caso, per gli anni successivi viene delineato un percorso di recupero sia per il 2021 (+3,3%) che per il 2022 (+2%). 

Ben più ampia appare invece la flessione della spesa per consumi finali delle famiglie (-11,4%), sulla quale ha influito, nel corso del 2020, in maniera determinante non solo il diminuito potere di acquisto, ma anche il diffuso clima di incertezza sulle prospettive future.
Nel 2021 si dovrebbe comunque delineare un parziale recupero dei consumi (+5,7%) che proseguirebbe poi con più vigore anche nel 2022 (+7,4%). Ovviamente, e questo vale per tutte le valutazioni fatte, la conferma delle stime è strettamente conseguente ad una rapida uscita dall’emergenza sanitaria o almeno ad un suo forte contenimento”.


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