Attualità martedì 19 gennaio 2021 ore 08:50
“Movida, la colpa non è dei gestori dei locali”
Duro attacco del direttore di Confcommercio che definisce il divieto di asporto una mannaia sulle attività, senza senso ai fini della sicurezza
AREZZO — “Il divieto di asporto dopo le 18 per i bar senza cucina e commercio al dettaglio di bevande cala come una mannaia su migliaia di attività che finora hanno animato i nostri centri storici e i paesi. Non ha alcun senso dal punto di vista della sicurezza ed è evidente che sia solo un modo per scaricare sulle imprese l’incapacità dello Stato di gestire l’ordine pubblico”. Questo il duro attacco del direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, che conferma così la posizione di netta contrarietà della sua associazione alla norma contenuta nell’ultimo Dpcm.
“Liquidare il tema della movida mettendo in capo ogni responsabilità ai gestori dei locali è non vedere la realtà. Si tratta infatti di un fenomeno sociale che va gestito con strumenti, anche psicologici e culturali, adeguati. E se i gestori sono chiamati a rispondere della sicurezza dentro i loro locali, non possono certo risolvere quel ‘male di vivere’ che porta i giovani allo sballo senza regole. Neppure la repressione basta a risolverlo, anche se non guasterebbe un presidio rinforzato. Poi c’è il problema degli spazi: quelli privati come i nostri sono controllati, ma quelli pubblici come le piazze chi li gestisce anche dal punto di vista sanitario, facendo rispettare distanziamento e altre regole? Ma continuiamo pure a dire che è tutta colpa dei baristi…” prosegue ancora Marinoni.
Anche ad Arezzo lo scorso fine settimana, eravamo in zona gialla, veramente in tanti hanno frequentato i locali del centro. Con tavolini all’aperto dei bar sold out e ristoranti tutti prenotati la domenica a pranzo, già da giorni prima.
Che conclude “molto del nostro stile di vita e di consumo è già cambiato e non tornerà come prima. Ristoranti e bar che hanno spazi più ampi potranno dare più garanzia di sicurezza per il consumo interno, i locali più piccoli dovranno invece reinventarsi, puntando di più su asporto e consegna a domicilio. Ma non è un processo che può avvenire dall’oggi al domani. Le imprese andranno accompagnate e sostenute. Il rischio è che le più non sopravvivano, come abbiamo più volte denunciato”
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