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Attualità lunedì 11 gennaio 2021 ore 11:00

La Cardiologia aretina ai vertici mondiali

Il primario Bolognese assieme a Pieroni e Notarstefano

Al San Donato una delle scoperte scientifiche più significative del 2020. Il primario Bolognese spiega di che si tratta



AREZZO — La Cardiologia aretina ai vertici mondiali della Sanità. Al San Donato, infatti, è stato portato a termine uno studio che permette di individuare un nuovo marcatore diagnostico nella Sindrome di Brugada. La rivista European Heart Journal, una delle più autorevoli pubblicazioni al mondo, lo ha introdotto come uno dei lavori più significativi e rilevanti in campo aritmologico del 2020.

Lo studio è frutto di una collaborazione con il gruppo di ricerca canadese guidato dal professor Robert Hamilton dell’Università di Toronto.

“Questo lavoro rappresenta una prosecuzione delle nostre precedenti ricerche sul ruolo della infiammazione nei meccanismi che determinano la comparsa di aritmie mortali nella sindrome di Brugada - spiega Maurizio Pieroni, responsabile dell’ambulatorio cardiomiopatie e malattie cardiache rare dell’Ospedale San Donato. Analizzando il sangue e le biopsie cardiache eseguite presso il nostro centro, in collaborazione con i colleghi canadesi e di altri centri in Svizzera e negli Stati Uniti, abbiamo identificato la presenza di autoanticorpi (cioè anticorpi rivolti contro i tessuti del paziente stesso) che aggrediscono proteine delle cellule cardiache. Tali autoanticorpi sono presenti solo nei pazienti affetti dalla sindrome di Brugada e potrebbero essere tra i responsabili della infiammazione cardiaca già riscontrata in precedenti studi del nostro gruppo".
Aggiunge Pasquale Notarstefano, responsabile della Aritmologia del San Donato e co-autore dello studio: "la diagnosi di sindrome di Brugada si basa su criteri diagnostici clinici ed elettrocardiografici che in alcuni casi però non consentono una diagnosi certa. Se i nostri dati verranno confermati su un numero più ampio di pazienti, la ricerca di questi autoanticorpi, eseguibile con un semplice esame del sangue dei pazienti, potrebbe rappresentare un rapido ed importante test diagnostico in aggiunta ai criteri usati attualmente".
Pieroni evidenzia le potenzialità dei risultati raggiunti: "oltre ad un possibile ruolo nella diagnosi, questa scoperta potrebbe avere, in un futuro non troppo lontano, importanti ripercussioni anche terapeutiche attraverso l’utilizzo di farmaci che possono bloccare la produzione di questi autoanticorpi in aggiunta alle terapie convenzionali in alcuni casi di soggetti affetti dalla sindrome”.
Leonardo Bolognese, Direttore del Dipartimento Cardioneurovascolare della Asl Toscana sud est, conferma la qualità del lavoro che viene svolto: "come dimostrato da questo prestigioso riconoscimento da parte della più importante rivista cardiologica mondiale, il nostro gruppo è all’avanguardia nello studio delle aritmie e delle malattie cardiache rare. Le nostre ricerche scientifiche partono sempre dalla clinica e mirano a risolvere problemi che i cardiologi di tutto il mondo affrontano nella diagnosi e nella cura delle malattie, comprese quelle più rare e meno conosciute. La nostra collaborazione, con i colleghi canadesi e con altri centri di ricerca nel mondo, sta proseguendo anche in questi mesi difficili per migliorare sempre di più le cure che possiamo offrire ai pazienti aretini e di altre città italiane che sempre più frequentemente si rivolgono al nostro centro per problematiche di tipo aritmico o perché affetti da malattie cardiache rare".


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