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Attualità giovedì 30 aprile 2020 ore 08:30

Il grido di un ristoratore, "Negata la libertà"

Il titolare dell'"Antica Fonte" rivendica il diritto di fare impresa e la dignità di lavorare. "Mai take-away, non facciamo concorrenza a rosticcerie"



AREZZO — "Il primo di giugno rappresenta il giorno della morte dell'economia cittadina, del commercio, della ristorazione". Con queste parole Luca Fabianelli, titolare insieme a Leda Beu Cani dell'"Antica Fonte", esprime tutta la sua rabbia e delusione nei confronti di quello che definisce "un lockdown mascherato".

Fabianelli si sente preso in giro, chiede a gran voce che gli venga riconosciuto il diritto di lavorare, di regole chiare che tutelino tutti, clienti ed esercenti.

"Quanto imposto dal governo per le riaperture non rappresenta la soluzione di un problema ma significa aggravarlo" - sbotta il ristoratore.

Il locale è ormai chiuso da due mesi e i 12 dipendenti sono tutti in Cassa integrazione ma dallo Stato, ancora, non è arrivato niente. "L'Antica Fonte è la mia seconda casa, chi lavora con me è come se facesse parte della mia famiglia. Ho anticipato i soldi della Cassa integrazione ai miei dipendenti perché altrimenti non avrebbero avuto risorse per andare avanti. Se voglio riaprire devo saldare tutti i conti ai fornitori. Sono due mesi che pago senza avere un'entrata. Lo Stato cosa fa? Dove sono i soldi promessi? La Banca non mi ha dato ancora un centesimo. Fino ad ora ciò che ho ricevuto sono solo due mascherine dal Comune, niente di più".

Luca Fabianelli sottolinea come non servono i "contentini" e che non farà mai il take-away o le consegne a domicilio. "Sono un ristoratore, non mi metto a fare concorrenza alle rosticcerie. La gente deve venire da noi perché ha il piacere di mangiare fuori, di stare a tavola. Abbiamo già provveduto a ridurre i coperti per garantire le distanze sociali, faremo circa un terzo rispetto a prima. Non chiederò mai ad un mio cliente di liberare il tavolo e tantomeno consegnerò i pasti a domicilio".

Per adesso è stata scartata l'idea del plexiglass tra i vari commensali ma la situazione è pesante. Luca Fabianelli è arrabbiato, deluso dallo Stato reo, a suo dire, di aver imposto la chiusura senza dare nessun sostegno ma assicura che, quando potrà riaprire, l'"Antica Fonte" continuerà con l'attività di ristorazione tradizione dove i clienti, forse più distanti ed in numero minore, sono seduti al tavolo del suo locale. 
Insomma, se nella Fase 1 sono stati medici e infermieri a salvare il Paese, adesso lo Stato deve mettere in condizione le attività commerciali di salvare l'Italia dalla crisi economica.


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