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Attualità lunedì 08 marzo 2021 ore 14:25

Senza i vaccini "le imprese moriranno di pandemia"

Confesercenti traccia la situazione dopo 1 anno di restrizioni. Nell'Aretino a rischio 265 tra bar e ristoranti, 82 attività nel comparto moda



AREZZO — La pandemia ha letteralmente messo in ginocchio le imprese. La Confesercenti aretina scatta la fotografia di un anno di restrizioni imposte dall’emergenza Covid. Entriamo subito nel dettaglio dei dati: dal primo lockdown del 9 marzo 2020 ad oggi, in provincia di Arezzo stimata una flessione di Pil pari a un miliardo e 98 milioni di euro. Calo dei consumi per 822 milioni.

Ed in merito ai sostegni economici l'associazione di via Fiorentina li ritiene assolutamente inadeguati. "Il dato dell’importo medio di ristori ricevuti dalle aziende è di 3.044 euro. Un ammontare insufficiente a coprire le perdite sostenute tanto più in Toscana, dove le chiusure hanno inciso più che in altre regioni.  Nella provincia di Arezzo quindi - commenta il direttore di Confesercenti Arezzo Mario Checcaglini - si rischia di perdere 265 tra bar e ristoranti. Nel comparto moda il dato regionale indica il pericolo di chiusura per 1.025 che calato nell’Aretino segna l’abbassamento di 82 saracinesche”.

“L’associazione di categoria - continua Checcaglini - ad un anno esatto dall’avvio della pandemia, ha redatto a livello nazionale un dossier per analizzare ciò che è accaduto e sta accadendo a causa dell’emergenza coronavirus, che oltre ad essere un problema sanitario si è trasformato in una vera catastrofe economica. Ormai da un anno la crisi pandemica condiziona la nostra vita e il nostro lavoro con l’incertezza che è diventata uno spettro per le imprese che stanno affrontando la peggiore crisi economica dal Dopoguerra.
Adesso il futuro è appeso ai vaccini. Se non arrivano i vaccini e se non sarà messo in atto un celere e capillare, piano vaccinale, le imprese moriranno di pandemia. È evidente che così non possiamo più andare avanti. Le restrizioni hanno imposto una perdita di ricchezza anche per le famiglie, basti pensare che la spesa è tornata ai livelli del 1997”.

“In sintesi - conclude Checcaglini - il bilancio del primo anno di pandemia è un bollettino di guerra. Le aziende sono state travolte anche dalla ‘burocrazia’ con 532 tra atti e provvedimenti nazionali ai quali si aggiungono oltre 500 atti e provvedimenti a carattere regionale. Considerando che spesso, le disposizioni sono state varate improvvisamente, è chiaro che ciò ha contribuito a creare ancor più disagi alle imprese”.


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