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Attualità martedì 05 gennaio 2021 ore 11:55

Weekend delle beffe per i ristoratori

Il fine settimana rimarranno chiusi anche a pranzo. Gori e Tavanti di Confesercenti lanciano l'allarme: "Così si brucia il settore"



AREZZO — Sabato 9 e domenica 10 gennaio, i ristoranti, i bar e le pasticcerie dovranno restare chiusi anche a pranzo. Non sarà il weekend della ripartenza.

“Il provvedimento adottato durante la notte dal governo - commenta Lucio Gori per Fiepet Confesercenti  - indica l’Italia in zona gialla durante i giorni 7 e 8 gennaio mentre il 9 e il 10 tornerà la zona arancione. Da lunedì 11 fino al 15 gennaio la fascia si tinteggerà ancora di giallo consentendo l'apertura dei ristoranti e bar fino alle 18 per poi capire cosa accadrà dal 16 gennaio con l'adozione di un nuovo decreto preannunciato. Un apri e chiudi che ci trova fermamente contrari”.

C'è agitazione nel settore della ristorazione e dei pubblici esercizi. “A rimetterci più di tutti - sottolinea Fabrizio Tavanti, presidente Fiepet Arezzo  - saremmo ancora una volta noi. Siamo stati illusi di poter ripartire almeno a pranzo da dopo l’Epifania, nella speranza di non dover chiudere ancora una volta. Invece siamo costretti dal Governo ad aprire e chiudere ad intermittenza. Ancora una volta la scelta piomba sulla testa delle nostre aziende all’ultimo minuto, quando ogni locale si stava organizzando per partire richiamando il personale e facendo gli ordini per approvvigionarsi di prodotti alimentari freschi”.

“Siamo esasperati - aggiunge Tavanti  - da questo continuo tira e molla insostenibile, che costringerà molti colleghi a valutare di non riaprire. Teoricamente, infatti, le nostre attività potrebbero ripartire col pranzo giovedì e venerdì, per richiudere il fine settimana con la zona arancione dove è possibile fare solo asporto e delivery, una soluzione che, tranne in rari casi, non coincide con un ritorno economico nelle tasche degli imprenditori”.

Come possiamo continuare a lavorare in queste condizioni? È questo quello che si chiede il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi.

“Vari colleghi - puntualizza Tavanti - ci segnalano di dipendenti che, pian piano, se ne stanno andando, con il rischio di rompere team costruiti con fatica. In molti, infatti, stanno iniziando a rivolgersi ad altri settori perché non possono permettersi di stare in cassa integrazione così tanto tempo. I ristori annunciati già per la chiusura di dicembre ed in molti casi comunque insufficienti, a numerosi operatori non sono ancora arrivati. Quello che più fa arrabbiare la categoria è la mancanza di certezze: sono settimane ormai che bar e ristoranti sono chiusi, e non ci sembra che dal punto di vista dei contagi sia cambiato qualcosa. Noi tutto quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto, ora siamo esasperati; loro tutto quello che dovevano fare, dai controlli ai trasporti, l’hanno fatto male”. 

Ed infine conclude Lucio Gori ricordando che “mentre si parla per il nostro settore di nuove chiusure e ristrettezze, si pensa a riaprire le scuole o gli impianti sciistici: insomma, c’è veramente un pasticcio e una confusione totale dei messaggi mandati dal governo. Questi continui stop and go non permettono di riorganizzarsi: qui rischiamo di bruciare non solo il mondo della ristorazione, ma la filiera stessa della produzione e della distribuzione alimentare con un indotto fondamentale per un territorio come il nostro”.


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