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Attualità sabato 01 agosto 2020 ore 14:14

Antiquaria a macchia di leopardo per gli stranieri

Alla Fiera tanti turisti e pochi aretini. La nuova collocazione è molto dispersiva e non convince gli espositori. Piace solo ai commercianti di zona



AREZZO — Doveva essere il giorno del grande ritorno a casa, dove è nata e dove è vissuta fino al lockdown ma la nuova collocazione dell'Antiquaria lascia molti dubbi. Per rispettare il distanziamento tra un banco e l'altro l'Amministrazione cittadina ha optato per una dislocazione a macchia di leopardo per tutta la "città vecchia". 

Spuntisti al Prato, espositori in piazza del Comune, alla Biblioteca, in via Ricasoli, a San Francesco, in via Cavour, davanti alle Poste, arroccati alla Pieve e giù per il Corso fino a San Michele. 

La nuova Antiquaria si caratterizza per tanti piccoli gruppi di banchi, distanziati correttamente, in ogni angolo della città. Manca una soluzione di continuità, di omogeneità. Insomma non si respira affatto l'atmosfera dell'Antiquaria.

Discorso a parte merita piazza Grande. Qui la Fiera si mischia con i tavolini di bar e ristoranti. Si passa dal venditore di mobili in stile barocco allo Spritz in appena pochi metri, per poi tornare ad immergersi nell'Art Déco esposta dall'antiquario accanto a chi sorseggia un buon calice di vino bianco. Insomma, una sorta di "fritto misto" che si sa, con questo caldo è difficile da digerire. 

A parte i tanti interrogativi lasciati da questa dislocazione, alla Fiera c'è gente ed anche in questo caso vale la regola della macchia di leopardo. Nella parte alta la lingua in uso è l'inglese, che mette d'accordo i vari idiomi dei turisti provenienti da Germania, Olanda, Inghilterra, Francia, Danimarca, Spagna, Stati Uniti. Man mano che si scende l'italiano torna a farla da padrone per poi sentire qualche Alò da San Francesco in giù.
Dopotutto è risaputo, agli aretini non piace camminare in salita e tantomeno con questo caldo.

Per essere agosto, edizione da sempre considerata "debole", la Fiera sta andando bene. Gli espositori, quasi tutti indispettiti per i nuovi posti, si dicono moderatamente soddisfatti degli affari fatti e si dichiarano sorpresi dalla grande affluenza

Significative le dichiarazioni di uno storico commerciante di antichità che da trent'anni viene ad Arezzo ogni primo weekend del mese. "Al Prato vendevamo meno oggetti ma di maggior pregio e qualità. Veniva gente con le idee chiare, che sapeva ciò che voleva e spendeva. Poteva capitare che in un giorno piazzavamo solamente due o tre pezzi ma sempre di valore. Stamani, in poche ore, ho venduto una ventina di oggetti con un prezzo massimo di 15 euro".

Tutti i venditori che abbiamo sentito rimpiangono il fresco e l'ombra del Prato e si dicono molto perplessi di questa nuova ubicazione che, francamente, non sa né di carne né di pesce. Un'Antiquaria dal sapore indefinito, quindi, che sembra piacere solo agli stranieri che questa mattina l'hanno fatta da padrone.  

Ma non tutti si lamentano. I più contenti sono i commercianti di zona. Bar, ristoranti pieni dalle prime ore della giornata. Insomma, almeno per qualcuno la Fiera a "singhiozzo" è un bene e fa pure digerire meglio. 

Andrea Duranti
© Riproduzione riservata


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