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«Vibecession», il neologismo che spiega l’America
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Cronaca mercoledì 18 gennaio 2023 ore 12:30

Lupo sbrana pecora e ferisce cavallo alle porte della città

L'episodio sotto agli occhi dell'imprenditore agricolo Dante Moretti, ed è solo l'ultimo di una lunga serie. Nell'Aretino è allarme rosso



PIEVE AL TOPPO — Il lupo colpisce ancora o meglio i lupi colpiscono ancora, sbranando e uccidendo una pecora e ferendo un cavallo. L’ultimo avvistamento di due lupi si è verificato ieri pomeriggio, 17 gennaio, intorno alle ore 15,30 nella zona di Pieve al Toppo da parte di Dante Moretti, imprenditore agricolo locale e presidente di sezione di Coldiretti Arezzo.

L’attacco è avvenuto in pieno giorno nella zona adiacente la mia azienda – spiega Dante Moretti – gli animali sono riusciti a scavalcare una recensione, introducendosi all’intero di un’altra azienda sbranando la pecora e ferendo un cavallo”. La paura di Moretti è che i predatori possa di nuovo avvicinarsi alle aziende o alle abitazioni che sono nella zona e attaccare di nuovo.

“Le immagini che ho impresse nelle mente parlano chiaro – prosegue Moretti - non è più una situazione che può essere sottovalutata per il bene dell’azienda e per la sicurezza di chi la abita e di chi la frequenta, il lupo potrebbe arrivare in ogni momento, come ha già dimostrato di fare, di giorno di notte, ad un passo dalle abitazioni e lasciare dietro di se non soltanto la paura”.

Quello di Pieve al Toppo è, appunto, soltanto l’ultimo episodio di avvistamenti quotidiani per altrettanti danni alle aziende agricole.

L’allarme è rosso per i nostri imprenditori – spiega Coldiretti – le aziende sono in forte difficoltà e stanno facendo sforzi enormi per restare in piedi. Serve un vero e serio impegno delle Istituzioni per arrivare alla definizione di un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi UE come Francia e Svizzera per la difesa dal lupo degli agricoltori e degli animali allevati. Il rischio vero oggi è – prosegue l’associazione aretina - la scomparsa della presenza dell’uomo dalle montagne e dalle aree interne per l’abbandono di tantissime famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore. Quello che chiediamo è la massima responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza ricordando che quando chiude un allevamento non chiude solo una impresa ma un presidio del territorio che tutela il paesaggio e la tradizione pastorizia”.


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