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Attualità martedì 29 dicembre 2020 ore 10:47

Poti Pictures, "no tabù ma opportunità per tutti"

Il vicesindaco Tanti plaude alla prima casa cinematografica sociale al mondo nata proprio ad Arezzo, dove si superano i limiti della disabilità



AREZZO — L'Università ha ha sviluppato un progetto di ricerca pubblicato su riviste scientifiche dedicato all’esperienza della Poti Pictures. E questa realtà riceve, ancora una volta, il plauso del vicesindaco e assessore al sociale, Lucia Tanti,  che proprio stamani ha partecipato ad un convegno dedicato, a cui ha preso parte, in collegamento, anche l'attrice Claudia Gerini.

“Assieme al sindaco Ghinelli, ho sempre creduto nel ‘modello Poti’. Arezzo scrive un paradigma nuovo nel settore della formazione per persone con disabilità intellettive. Un grazie all’Università per il sostegno scientifico. La Poti Pictures rappresenta una realtà unica al mondo ed è ad Arezzo. Qui, infatti, nasce la prima casa cinematografica sociale al mondo e la ‘sua’ Academy, ovvero il luogo dove persone con disabilità intellettive gravi diventano attori. E per loro questo è un lavoro vero, che tra le altre cose ‘cura’" spiega Tanti.

Il vicesindaco, sottolinea anche come, con questo progetto "Arezzo ha dimostrato che non ci sono tabù e che, con percorsi mirati e fondati scientificamente, nel rispetto dei limiti e delle potenzialità, la disabilità intellettiva può essere preparata a un lavoro vero anche nel mondo del cinema. Non più prodotti cinematografici che raccontano la disabilità ma persone affette da questa che fanno cinema e lo fanno sul serio. Si tratta di un lavoro vero e non solo: è una cura che nulla ha di buonista, tanto meno di sostitutivo delle terapie vere e proprie, che appartengono alla medicina. Parliamo di qualcosa che ha a che fare con il diritto di tutti di avere l’opportunità di vedersi riconosciuti in una formazione consapevole ma mai arrendevole, che punta a un risultato giusto e misurato sulle possibilità di ognuno".

Quindi, Tanti conclude con delle menzioni speciali: "il ringraziamento va a coloro che in questi anni hanno creduto nel rapporto tra formazione, lavoro, accudimento, dignità delle persone. Caratteristiche che, oggi è dimostrato, possono stare insieme. Il merito è di persone anche un po’ visionarie ma concretissime a cui questa città deve molto. Un nome per tutti: Daniele Bonarini. Ringrazio anche l’Università di Siena che ha voluto ‘studiare’ questo paradigma che farà parlare di sé e che ha definito un interessante progetto di ricerca. Un grazie, quindi, a Loretta Fabbri, Laura Occhini e Alessandra Romano, ricercatori e docenti che hanno accompagnato questo percorso e permesso che Arezzo potesse dimostrare ancora una volta come le alleanze istituzionali scrivano pagine nuove”.


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