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Attualità mercoledì 23 dicembre 2020 ore 11:40

Un cartello per dire "Basta", la rabbia dei locali

Da oggi ristoranti, pizzerie e bar espongono una locandina di protesta nei confronti del Governo. "Caos normativo che ci manda al collasso"



AREZZO — Un cartello di protesta bene in vista: da oggi, 23 dicembre e per tutta la durata delle festività, decine di migliaia di locali ad Arezzo e provincia così come nel resto d’Italia, esporranno un cartello di protesta all’indirizzo del governo per dire: “Basta!”, al caos normativo degli ultimi mesi che continua a penalizzare le imprese del settore.

Costretti a tenere le serrande abbassate, ristoratori e gestori dei pubblici esercizi italiani non intendono passare Natale e Capodanno in silenzio. 

Rabbia ed esasperazione riassunte nel manifesto unitario siglato da Fipe -Confcommercio, la principale associazione di rappresentanza dei pubblici esercizi.

22 DPCM, 36 decreti-legge, 160 giorni di chiusura, un numero imprecisato di ordinanze regionali, una differenza impressionante fra quanto annunciato e quanto attuato - sottolineano i presidenti dei baristi aretini Stefano Mearini, dei ristoratori Federico Vestri e delle pizzerie Renato Pancini - Per questo diciamo basta ad un governo che apre e chiude le aziende come fossero interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro delle imprese, senza trovare una strada per tutelarle. Noi imprenditori del settore siamo esausti e increduli”. 

Il risultato è un settore al collasso che ha deciso di rivolgersi direttamente ai cittadini. “Noi vogliamo e siamo in grado di lavorare in sicurezza - dicono Mearini, Vestri e Pancini - Per questo nel manifesto ci rivolgiamo ai nostri clienti: chiediamo loro di esserci vicini e di continuare a sceglierci, dove possibile, anche in queste difficili giornate. La loro gratificazione è la nostra forza ed il nostro futuro”.

Al governo, i pubblici esercizi chiedono invece un altro tipo di DPCM: Dignità, Prospettiva, Chiarezza e Manovra -  aggiunge la vicedirettrice della Confcommercio aretina Catiuscia Fei - La dignità di attività essenziali e sicure; la prospettiva di un piano di riqualificazione e sviluppo, magari attraverso un adeguato inserimento nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza; la chiarezza sui tempi di riapertura a gennaio; una manovra correttiva che garantisca indennizzi adeguati e ristori calcolati sulle effettive perdite, sostegno all’indebitamento, risoluzione dei problemi di locazione”.


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