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Attualità mercoledì 06 gennaio 2021 ore 20:27

Celebrati i 25 anni da Vescovo di Fontana

Percorso iniziato il 6 gennaio 1966 nella Basilica di San Pietro con Papa Giovanni Paolo II. Omelia in Cattedrale carica di significato



AREZZO — Venticinque anni, esattamente oggi. Un importante anniversario per l'Arcivescovo Riccardo Fontana che ha celebrato un quarto di secolo dall’Ordinazione Episcopale, avvenuta il 6 gennaio 1996, nella Basilica di San Pietro, per imposizione delle mani di San Giovanni Paolo II.

L'Arcivescovo ha celebrato alle 18 la Messa in Cattedrale pronunciando parole intense durante l'omelia. "La Chiesa ha la missione di incontrare tutti. Vi sono quelli che hanno la grazia, fin dall’infanzia, di avere esperienza di Dio. Più complesso è non escludere nessuno, anche se certuni sono convinti di trovare ovunque nemici. La Scrittura ci insegna che uno solo è il nemico, tutti gli altri sono fratelli, ai quali proporre il Vangelo del Signore. I cristiani d’oggi devono intercettare nelle incertezze della cultura liquida, i linguaggi giusti e le occasioni opportune per dialogare con gli uomini e le donne alla ricerca di Dio".

Fontana ha anche parlato del suo percorso e il momento della sua ordinazione: "venticinque anni fa, in questo stesso giorno, Papa Giovanni Paolo, prima di ordinarci Vescovi, ci esortava a ricordare: 'con l’Episcopato, carissimi fratelli, Voi diventate in pienezza custodi del Grande Mistero, Amministratori di quella Rivelazione di cui parla Paolo nella Lettera agli Efesini... Ogni Vescovo è Ministro dei Misteri di Dio... nel quale Dio rivela se stesso, si avvicina agli uomini, li cerca, conduce ciascuno nella Comunità della Chiesa sul cammino della fede'. 

Anche oggi, custodire il Mistero non significa nasconderlo, ma trasmetterlo in risposta alla vocazione alla fede di tutti i popoli della Terra. La complessità del Ministero del Vescovo è trovare, assieme al Presbiterio e alla Chiesa che gli è affidata, i modi, i tempi, il linguaggio giusto per avvicinare gli uomini del nostro tempo e far scoprire loro che Dio è vicino".

Ha ricordato anche i primi passi in Umbria, il terremoto, come le esperienze in Kosovo e in Thailandia per la Caritas, quindi in Palestina per la Cei. 
Ed ha terminato riportando la memoria all'arrivo in città oltre che rivolgere un plauso alla chiesa aretina: "arrivato ad Arezzo, al Sindaco che mi accoglieva in Piazza, chiesi la cittadinanza. Non fu un gesto formale, ma la scelta di mettermi dalla parte degli immigrati, assieme all’impegno di spendere per attivare servizi, perché fosse chiaro che la Chiesa punta su dare lavoro, non a fare soldi. 

La Caritas, in questi anni, è stata la nostra pupilla dell’occhio. Con l’aiuto di Papa Francesco, le Case Amoris Lætitia sono diventate realtà, assieme agli oratori e alle Unità Pastorali. Ringrazio Dio per avermi voluto partecipe del sacerdozio di Cristo e successore degli Apostoli. La centralità della Parola di Dio e la piena sintonia con il Vescovo di Roma sono le mie gioie, accanto alla consapevolezza di quanto purtroppo sono inadeguato come Ministro della Misericordia, ma ho con me un Presbiterio favoloso e multiforme, che assicura la vicinanza alla gente, la vita sacramentale e anche la ripresa di una cultura significativa nelle scienze teologiche dei nostri coraggiosi giovani preti, ma disposti a condividere la vita dei nostri poveri".

Gli stessi sacerdoti della Diocesi che oggi erano al suo fianco, distanziamento permettendo, in Cattedrale per celebrare questo importante anniversario che coincide proprio con la data dell'Epifania.


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