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Cultura sabato 24 giugno 2017 ore 10:51
In arrivo la prima personale di Pierre Peyrolle
“Theatrum Mundi, cabinet of curiosity, presenta l’opera di Pierre Peyrolle”: le collezioni di Theatrum Mundi a confronto con la pittura dell’artista francese
AREZZO — Un dialogo particolare: fra 31 grandi tele provenienti da varie collezioni nel mondo che raccontano la pittura metafisica del francese Pierre Peyrolle e 11 oggetti strabilianti della wunderkammer di Theatrum Mundi, che per l’occasione si trasferisce dalla sua abituale sede di via Cesalpino alla Galleria comunale di arte contemporanea di Piazza San Francesco.
È quanto sarà possibile vedere grazie alla mostra organizzata dall’amministrazione comunale e Theatrum Mundi, dal titolo “Theatrum Mundi, cabinet of curiosity, presenta l’opera di Pierre Peyrolle” dal 23 giugno al 27 agosto. Ingresso gratuito, tutti i giorni a eccezione del lunedì quando è prevista la chiusura. Inaugurazione venerdì 23 giugno alle 19.
Un viaggio nella meraviglia che ha anche il gusto dell'evento eccezionale: dopo l'ultima esposizione parigina del 2012, è infatti la prima volta che il maestro francese porta in Italia una sua personale. E lo fa ad Arezzo, prima di toccare le piazze di Roma e Napoli.
Accanto ai colori accesi di Peyrolle, artista contemporaneo di fama internazionale, maestro della pittura eseguita con manualità e sensibilità artistiche molto raffinate, tra mondi favolistici e onirici, verranno collocati oggetti curiosi quali un granchio gigante giapponese del XXI secolo, una maschera originale utilizzata nel film The Mask con Jim Carrey, lo scheletro di un dinosauro erbivoro dal collo lungo, una meteorite argentina, una tuta da palombaro americana del 1944, una tuta spaziale sovietica indossata dal cosmonauta russo Strekalov nel 1990. Una mostra e una disposizione innovative, dal contenuto eccentrico e insolito, ma certamente non casuali: una wunderkammer siffatta vuole essere un primo richiamo al fondatore della Fiera Antiquaria, Ivan Bruschi, alla sua passione per l’antico, il particolare e il bizzarro di ogni tempo e luogo, a un anno dal cinquantenario della prima edizione.
“Questa estate – ha sottolineato il sindaco Alessandro Ghinelli – Arezzo ripropone la sua vocazione di città d’arte: il bronzo della Minerva in palazzo di Fraternita e le sculture in Fortezza di Ugo Riva. Un itinerario di qualità che si arricchisce di un ulteriore prestigioso appuntamento grazie al maestro Pierre Peyrolle e a una stanza delle meraviglie, una wunderkammer, combinati in una eccentrica complementarità. Un insieme di valori cromatici, tra paesaggio e forme umane, entusiasmante. Siamo orgogliosi che Peyrolle abbia scelto Arezzo come suo esordio italiano. D’altra parte, Arezzo è terra abituata ai linguaggi universali: la musica con Guido Monaco, la partita doppia di Luca Pacioli, la prospettiva pierfrancescana. Oggi, il linguaggio che prevale è quello del colore e anche questo, vista la nostra storia e la nostra tradizione, non poteva che trovare, a due passi dal ciclo della vera croce, luogo d’elezione”.
“Una mostra – ha aggiunto il dirigente del servizio cultura Roberto Barbetti – che è un ‘rapimento’ più che un’esposizione di tipo tradizionale”.
“Studio la storia delle wunderkammer da decenni – ha aggiunto il “cercatore di meraviglie” Luca Cableri – e con la creazione di Theatrum Mundi, wunderkammer atipica e originale che si trova in pieno centro ad Arezzo, abbiamo voluto creare una serie di accostamenti ‘eretici’ tra oggetti di museologia classica e rimandi alla cultura pop. Tali scelte non sono affatto arbitrarie ma seguono una filologia che vuole dar conto dell’evoluzione che il concetto stesso di ‘meraviglia’ ha subito attraverso i secoli. Se il coccodrillo imbalsamato appeso al soffitto era un tempo una vera e propria icona dello stupore, il collezionista moderno non può ignorare, ad esempio, reperti dell’era spaziale o cimeli relativi alle arti più giovani, come il cinema. Insomma, Theatrum Mundi è un grande ‘azzardo ragionato’: oltre all’esporre nella stessa stanza, con disinvoltura, un busto romano e la tuta originale di Batman, una maschera rituale della Nuova Guinea e un quadro d’arte contemporanea, ciò che conta è che gli oggetti siano messi in condizione di ‘parlare’ tra loro. Adesso il dialogo si allarga: fra oggettistica dello stupore e Pierre Peyrolle. E, ovviamente, il visitatore”.
Edy Marruchi, presidente dell’associazione di promozione sociale Girotondo intorno al sogno: “il mio è una sorta d’invito: approfittate di questa occasione per favorire un incontro tra bambini e cultura. Perché la mostra è un vissuto della meraviglia e quest’ultima è il sentimento che ci fa guardare intorno e che stimola sensibilità emotiva e pensiero critico”.
“Volevo diventare un musicista e studiavo per questo. Quando un giorno il mio sguardo fu attratto da un quadro posato sopra il pianoforte del mio professore, un’opera di Salvador Dalì, una tra le più classiche, e fu amore immediato per la pittura – ha ricordato Pierre Peyrolle. La mia arte trae la sua ispirazione dalla pittura veneziana del Settecento, dal simbolismo di Arnold Bocklin e dall’opera lirica: cerco sempre di trasmettere con i miei quadri un po' dell'emozione che dà quest’ultima. E poi: il barocco, la carica fantastica di Monsù Desiderio e il paesaggio sublime di Salvator Rosa”. Ognuna delle grandi tele esposte ad Arezzo è il risultato di un lungo lavoro: ciò che colpisce è una pittura giocosa e violenta insieme, surrealista nella “messa in scena” di figure oniriche, iperrealista per l'illusionismo fotografico, espressionista nell'esaltazione del lato emotivo della realtà. In essa Peyrolle racconta la fine delle cose, con una tragicità ridondante che allontana lo spettatore dal mondo reale per condurlo verso un universo simbolico e ricco di metafore. Un'esperienza visiva da non perdere.
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