Attualità martedì 29 settembre 2020 ore 17:23
Autismo, lettera aperta al sindaco che verrà
Arezzo Autismo sollecita atti concreti per passare dalla “cura al prendersi cura” e non nasconde delusione per la scarsa attenzione dei politici
AREZZO — Una lettera aperta ai candidati sindaco. Mittente: Arezzo Autismo. Destinatario: la politica, o meglio il sindaco che verrà, perché chi governa una città deve avere cura dei cittadini e delle loro necessità.
L’associazione di cui fanno parte molte famiglie che affrontano spesso da sole e con pochi strumenti un problema che, invece, dovrebbe essere condiviso in una comunità, hanno scelto di metterci la faccia e a pochi giorni dal voto dire a chiare lettere che chi da lunedì tornerà o salirà a Palazzo Cavallo con la fascia tricolore, deve impegnarsi, non a parole coi fatti, per migliorare la qualità della vita delle persone che fanno i conti con l’autismo.
Il primo passo può sembrare scontato ma non lo è: “conoscere e comprendere la condizione delle persone con disabilità intellettiva e dello spettro autistico” scrivono le famiglie di Arezzo Autismo che in questa campagna elettorale hanno deciso di ascoltare. “Eravamo tutti molto curiosi e ansiosi di conoscere se e in che modo il tema dei diritti delle persone più fragili sarebbe entrato nel dibattito tra i candidati. Ebbene, non vi nascondiamo che siamo molto delusi. Poche parole, idee vaghe, e scarso interesse verso i diritti delle tante, tantissime famiglie, che convivono con una persona con disabilità”.
Ci sono centinaia di famiglie che vivono una situazione complessa. E a chi dice o pensa “non mi riguarda”, c’è un dato su cui riflettere: “L’incidenza dell’autismo sui nuovi nati è anche da noi di 1 ogni 78 nati, in linea con la Toscana e l'intero Paese”, è un passaggio della lettera aperta.
Cosa chiede Arezzo Autismo? Nessuna concessione bensì la traduzione nella pratica quotidiana di “diritti soggettivi previsti e riconosciuti da leggi statali e regionali. Che tradotto vuol dire anzitutto integrazione delle persone con disabilità.
“Un sindaco può fare moltissimo per migliorare la vita delle persone più fragili” incalzano le famiglie dell’associazione che denunciano, anche ad Arezzo, lo “stigma del giudizio” e rivendicano l’urgenza di “considerate i nostri figli non per la patologia di cui sono portatori ma per le persone che sono”. Al sindaco che verrà Arezzo Autismo domanda, o meglio, raccomanda di “portare al centro dell’azione politica la disabilità prendendosi cura delle persone autistiche” con azioni che partono dai bisogni dei più fragili. In altre parole: progettare interventi avendo ben chiaro che i destinatari potrebbero anche avere difficoltà; un confronto aperto e costante con le associazioni dei familiari “e non trattarle semplicemente come elemento di disturbo da accontentare”.
Due esempi su tutti: il Progetto individuale di Vita che “dipende dal sindaco, dalla sua capacità di mettere insieme risorse e persone” e lo sport che per i disabili rappresenta ancora (siamo nel 2020 e nella civilissima Arezzo) un campo pieno di ostacoli.
Il sindaco che verrà non dovrà solo fare il sindaco ma essere sindaco. Non è scontato. C’è una frase che Arezzo Autismo nella lettera aperta consegna come “manifesto” al prossimo governo cittadino: “Bisogna passare dalla cura al “prendersi cura”.
La vera svolta sta tutta qui.
Lucia Bigozzi
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