La telefonata silenziosa delle sei e mezza
di Nicolò Stella - lunedì 19 ottobre 2020 ore 07:30
Un piccolo condominio del centro storico, due quartieri in cima a delle ripidissime scale e due tranquille famiglie. Buongiorno o buonasera, solo quando s’incontravano lungo le scale.
Una delle due famiglie iniziava a ricevere delle telefonate mute. Tutte le mattine alle 6,30.
L'orario dello squillo non corrispondeva con quello della sveglia e costringeva i coniugi ad aprire gli occhi mezz'ora prima del dovuto. Tutte le mattine feriali, la stessa sveglia. Nel fine settimana invece, il silenzio più assoluto. Il lunedì ricominciava la sequenza delle telefonate mattutine. Non appena la donna rispondeva dall'altro capo del telefono colui/lei che aveva chiamato riattaccava la cornetta e interrompeva la comunicazione.
Tutte le sante mattine fino a quando marito e moglie decidono di denunciare il disturbo molesto.
I tabulati dell'allora SIP rilevano che le telefonate partivano da una cabina telefonica posta di fronte a un bar cittadino.
Con degli appostamenti mirati notiamo che alle 6.25 arrivava un furgone con dei muratori che alla spicciolata entravano nel bar. Tutti, meno uno che si dirigeva dalla parte opposta, apriva la porta della cabina telefonica, entrava, metteva la monetina e telefonava rimanendo dentro per un brevissimo tempo. Di sicuro componeva il numero, attendeva la risposta ma non si intratteneva in conversazione. Questo comportamento si notava anche le mattine successive.
Nel frattempo i contatti con la famiglia molestata rimanevano stretti e confermano che nelle mattinate monitorate, alla stessa ora, avevano ricevuto le chiamate disturbatrici.
Si decideva di dare una svolta, la mattina dopo, si attendeva l'arrivo degli operai. Mentre i primi tre entravano nel bar il quarto si infilava nella cabina telefonica. Non appena fuori dalla postazione, gli operatori lo invitavano a esibire i documenti scoprendo che non era altro che il vicino di casa.
Il dirimpettaio che aveva difficoltà a rispondere al saluto lungo le scale. Il dirimpettaio schivo che tutte le mattine prima di andare al lavoro aveva la necessità di sentire la voce della vicina di casa che gli rispondeva un assonnato: "pronto?".
Comportamenti non comuni non necessariamente sono pericolosi e spesso nelle questioni giudiziarie non ci si chiede le motivazioni delle condotte giudicate anomale e pertanto si limita solamente a sanzionarle. Chi sa quale bisogno motivava l'uomo nel comporre sempre il solito numero alla solita ora, attendere sempre la solita risposta e dopo affrontare una pesante giornata di lavoro.
Nicolò Stella