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martedì 19 marzo 2024

STORIE DI ORDINARIA UMANITÀ — il Blog di Nicolò Stella

Nicolò Stella

Nato in Sicilia si è trasferito a Pontedera a 26 anni e ha diretto la Stazione Carabinieri per 27 anni. Per sei anni ha svolto la funzione di pubblico ministero d’udienza presso la sezione distaccata di Pontedera del Tribunale di Pisa. Ora fa il nonno e si dedica alla lettura dei libri che non ha avuto tempo di leggere in questi anni.

​Non ti sei perso nulla

di Nicolò Stella - giovedì 04 novembre 2021 ore 07:30

Nel primo capitolo del libro di Italo Calvino: “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, l’autore elenca una serie di libri che possono anche non essere letti o che hai deciso di non leggere, ma che continuano a guardarti accigliati dagli scaffali delle librerie, cercando d’intimidirti. 

Un autore che mi ha sempre tentato senza riuscirci, è Andrea Camilleri. Non ho mai acquistato un suo libro, né mai mi sono sognato di leggerne uno. Soprattutto non ho mai letto i libri di quel Commissario di polizia, che negli sceneggiati televisivi parla un pessimo siciliano, vive in una città che non esiste, e in ventidue anni non ha mai progredito nella carriera. Tanto che il più scalcagnato collega del suo corso è già Vice Questore, mentre Lui è rimasto Commissario. 

Nei miei radi passaggi in libreria non mi sono mai fatto mettere in soggezione dai libri di Camilleri che a volte hanno riempito le vetrine. Io ho sempre ritenuto di potere farne a meno. Li ho sempre classificati fra i libri già letti senza nemmeno bisogno di comprarli. Appartengono alla categoria del già letto prima ancora di averli acquistati. Questa mia ritrosia a leggere Camilleri mi ha fatto sentire in debito col mio corregionale. 

Dopo la sua morte, una mattina di un piovoso giugno, prendo un treno “regionale veloce” e mi reco in Roma. Stazione Ostiense. Scendo dal treno e mi avvio verso la Piramide di Caio Cestio, la supero, sono già le nove e il cimitero acattolico ha aperto da poco. Entro e subito mi richiama “L’Angelo del dolore”, la scultura più bella e più famosa del cimitero. Cerco il custode e prima ancora di potergli chiedere l’informazione, mi invita a soffermarmi presso la tomba di Antonio Gramsci e anche presso quella di Carlo Emilio Gadda, poi con il dito mi mostra le tombe di Arnaldo Foà e Emilio Lussu. 

Gli dico che abito in provincia di Pisa, e che ho intenzione di rientrare in mattinata. A questo punto mi indica la tomba di Bruno Pontecorvo. Finalmente ho modo di potergli dire il vero motivo della mia visita: “dove si trova la tomba di Andrea Camilleri?” Mi consegna un foglio, una specie di depliant con la pianta del cimitero e la traccia: terza zona, riquadro 1, fila 1. Seguendo l’indicazione del pieghevole, mi ritrovo davanti a un sepolcro semplice: Andrea Camilleri Porto Empedocle 6-7-1925, Roma 17-7-2019. 

Mi rendo conto che è coetaneo di mio padre. Osservo la presenza di numerosi fiori freschi e anche di pacchetti di sigarette. Sotto un mucchio di fiori rossi un libro, reso vecchio dalle intemperie: “Il birraio di Preston”. Come un colloquio a due inizio a riflettere e a domandare il perché non avesse una particolare considerazione dell’Arma dei Carabinieri se è vero come è vero che si è dedicato anima e corpo al suo Commissario di polizia. Forse perché il Commissario poteva permettersi di lasciare la fidanzata per telefono, e concedersi altre libertà che non ha un Carabiniere quali: abitare in una casa costruita sulla spiaggia, in zona sismica, sicuramente abusiva, mai sanata e non iscritta al catasto; circondarsi di colleghi con improbabili accenti siciliani e comportamenti da caratteristi di avanspettacolo. 

Come mai hai preferito un Commissario al classico Maresciallo dei Carabinieri presente in tutte le città e paesini, soprattutto del sud Italia? Non ti ha convinto neanche Leonardo Sciascia nel descrivere il Capitano Bellodi ne “Il giorno della civetta”: il continentale, ex partigiano. Un democratico che crede fermamente nella giustizia, buon osservatore ancorché astuto e ambizioso che tuttavia non ha capito la Sicilia, né la Sicilia ha capito lui. Così come non hanno persuaso Camilleri le azioni del maldestro, coraggioso e contraddittorio capitano dei carabinieri Emiliano Mercalli di Saint Just nei romanzi di Giancarlo De Cataldo. Investigatore chiamato a indagare in una Torino progressista e reazionaria, su efferati uccisioni, opera di uno sfuggente criminale che somiglia a un diavolo. 

Perfino Carlo Lucarelli, un altro che preferisce gli ispettori ai marescialli, ha descritto le qualità investigative del Capitano Colaprico, che indaga con il carabiniere Ogbà nella colonia italiana in Eritrea. Pietro Valpreda ha raccontato del maresciallo Binda e delle sue indagini nella Milano, fra affaristi e bande armate. C’è poi un’altra figura avvincente, quella del maresciallo Santovito e dei delitti avvenuti sull’appennino tosco emiliano durante la guerra civile italiana. L’ha ben descritta Francesco Guccini, un corazziere dei carabinieri mancato “perché aveva altre cose per la testa”; Per non parlare poi del successo ottenuto da “I racconti del maresciallo” di Mario Soldati e del suo personaggio, il maresciallo dei carabinieri Gigi Arnaudi: un investigatore amico dell’autore, una sorte di antieroe che interviene e arresta i malviventi solo quando non può farne a meno e sempre controvoglia. 

Alla lista elencata là davanti alla tomba di Camilleri, non poteva mancare il mio preferito, Giancarlo Carofiglio col suo maresciallo Pietro Fenoglio, con le sue versioni e le sue mutevoli verità. Terminerei l’elenco, con i nostri marescialli locali: il Maresciallo Binario nel romanzo “La terapia celata” di Walter Mangini, e il Maresciallo Meteora nel racconto fumetto “L’intrigo Gamboni” di Paolo Costagli e Massimo Bernacchi. Con tutti questi marescialli e carabinieri a disposizione tu Camilleri potevi inventarne uno tutto tuo. Ma hai preferito un Commissario che io ho sempre rifiutato di leggere. Mentre mi stavo congedando il mio sguardo si è posato su un “pizzino” giallo o come si chiama adesso, un post-it attaccato sulla tomba. Emanava un forte odore di Philip Morris. Con una antica grafia in corsivo, sopra c’era scritto: “Non ti sei perso nulla”.

Nicolò Stella

Articoli dal Blog “Storie di ordinaria umanità” di Nicolò Stella