Le polemiche tanguere
di Maria Caruso - mercoledì 06 luglio 2016 ore 12:42
Il termine polemica deriva dal greco che significa, secondo Wikipedia “attinente alla guerra” e consiste pertanto in una sorta di guerra spesso verbale condotta contro un bersaglio. Sul social network assistiamo quotidianamente a discorsi polemici sul nostro Tango.
È nominato il soggetto bersaglio della polemica con parole aggressive analizzandolo, riprendendolo più volte e usandolo spesso per propri fini, al punto di parlare del bersaglio stesso come fosse una persona fisica ritenendola generalmente “colpevole” non tanto nell’avere un’opinione diversa e divergente ma di sostenerla attivamente con le proprie parole. Da un argomento spesso si finisce ad altri e così via fino all’infinito o meglio fino a quando qualcun altro non “posta” un argomento nuovo su cui fare polemica rivolgendosi all’intera comunità.
Ma dove sono andati a finire le chiacchierate e i dibattiti ameni fatti fra amici dove possiamo anche guardarci in faccia mentre discutiamo dell’argomento incriminato? Il fatto accade così: un utente tanguero pubblica un post oppure scrive qualcosa ritenuto degno di essere oggetto di discussione per vedere cosa ne pensa il suo pubblico (o da quante persone è seguito secondo me) a mo’ di domanda innocente. A quel punto i “rispondenti” si distinguono in categorie. I “mi piace” sono i più gettonati. Chi mette mi piace può farlo per diversi motivi: non ha letto nemmeno il post ma ci tiene a far vedere che partecipa, ha letto il post ma non si sente di rispondere alla polemica per non farsi “nemici” tangueri e quindi diminuire le probabilità di essere invitati (quest’ultimi si riconoscono poiché mettono mi piace a tutto anche alle risposte contrarie al suo precedente benestare).
Ci sono poi quelli che non sanno che dire oppure timidi nell’esprimere i loro pensieri o ancora non timidi ma riservati ovvero prudenti poiché se dicessero veramente ciò che pensano diventerebbero nel giro di un nano secondo, impopolari. Da qui comincia la sfilza di commenti da parte dei “commensali”, uno di seguito all’altro (ma la gente non ha altro da fare di meglio nella vita?) spesso focalizzati sui due personaggi antagonisti dove ogni tanto compare la voce di qualche “innocente” che vuole dire la sua ma che spesso però non viene nemmeno considerato dai due agguerriti protagonisti. A me viene il dubbio sullo scopo del post.
Che cosa vuole ottenere chi scrive su fb? Visibilità sicuramente e, infatti, non molla mai nel seguire un suo post poiché vogliono avere l’ultima parola in assoluto. Oppure probabilmente dimostrazioni di potere, specie quando “gli amici” seguaci, rafforzano e tengono mano al suo iniziale pensiero in opposizione a tutti quelli che si esprimono contro o a favore della contro parte. La mia domanda è, in quanti riescono a seguire fino in fondo tutti i post specie se sono più di cento? I più secondo me, abbandonano dopo i primi venti.
Rimangono sul ring i due principali autori del dibattito senza peraltro raggiungere alcuna conclusione e difatti, non a caso, si chiama semplicemente polemica. Sta gente mi piacerebbe vederla intorno a un tavolino a discutere sugli argomenti riportati per vedere come se la cavano dato che nessuno peraltro possiede la verità assoluta. In democrazia (che paventiamo tanto) esiste la libertà di pensiero. Non sarebbe perciò più carino accettare il pensiero altrui e commentare qualcuno solo quando ci chiedono il nostro parere.
Se proprio vogliamo farci la guerra, limitiamoci a postare qualcosa che dica il contrario di quello appena visto non corrispondente alla nostra idea. In fondo un post è un messaggio testuale con funzione di opinione o commento o intervento inviato in uno spazio comune su internet per essere pubblicato e non necessariamente per essere criticato. Lo scopo delle discussioni dovrebbe essere quello di far capire il punto di vista personale affinché l’altro ne prenda atto e faccia le sue scelte in piena libertà e non l’idea di fagli cambiare idea o di dimostrare di avere ragione in tutto e per tutto.
Non credo che nessun utente abbia cambiato idea a seguito delle mille discussione seguite su Fb, anzi spesso otteniamo l’effetto opposto. A questo punto, per partito preso, si radica maggiormente la propria idea. Le differenze degli altri ci devono aiutare a comprendere meglio noi e cosa ci avvicina o ci allontana dall’altro senza esprimere alcun giudizio in merito e soprattutto senza pregiudizi.
Maria Caruso