Numeri
di Nicola Belcari - lunedì 05 settembre 2022 ore 08:00
La vita è costellata di numeri. Con una presenza quasi ossessiva. Quanti fatti trovano una traduzione nei numeri?!
Si subiscono: alcuni sembrano una condanna. Dalla data di nascita, all’età, agli eventi lieti, o più spesso tristi, che segnano l’esistenza.
Agli albori della filosofia Pitagora ne fece una mistica: il triangolo ideale, a piramide schiacciata sul piano, di 4 (la base) 3, 2 e 1 (al vertice) formava la Tetraktys, con somma 10, simbolo esoterico del Tutto, dell’universo e di altri significati. Con il teorema che prende il suo nome, dalle svariate applicazioni, sono protagonisti il 3 e il 4 che ritroviamo nell’orientamento dell’uomo nel tempo e nello spazio: nei giorni della settimana, nelle stagioni, nei mesi dell’anno, nei punti cardinali.
I pensatori antichi concordavano sull’idea che gli elementi costitutivi della materia fossero quattro: terra, aria, acqua e fuoco; base anche della medicina con la teoria degli umori e dei diversi caratteri umani.
Platone e seguaci attribuirono significati particolari e oscuri ad alcuni numeri e con la musica delle sfere una struttura matematica al cosmo. Ben presto ci si è accorti che il segreto dell’armonia dei suoni aveva una spiegazione in rapporti matematici. La serie di Fibonacci si riflette nelle forme della natura.
Fin dall’arte antica si fondò l’armonia degli edifici nella sezione aurea e la scultura del corpo umano per le proporzioni si ispirò ai numeri elaborati in un “canone”, garanzia di bellezza; nel medioevo persino nei motivi decorativi penetrò il numero (petali dei fiori, foglie, ecc.) non lasciato al caso ma con valenze simboliche. Rimaneva il pensiero inquietante dell’incommensurabile, il π greco, la radice di 2, ecc.
L’esoterismo teorizzato o “istintivo” percorre la storia: si è percepito nel rapporto tra numeri e lettere, nella tensione della dualità, del pari e dispari, del singolare e del plurale.
Un po’ tutto si traduce in numeri. Essi nella tradizione della dialettica qualità-quantità, non separabili, indicano la seconda dimensione dei fenomeni. Si va dagli euro dello stipendio agli anni di galera. Il tempo che si trasforma in numeri con le lancette dell’orologio è il peggior tiranno.
Nel passato l’unità di misura delle uova era la dozzina. Avevano un numero le preghiere della Confessione. A scuola (di nozionismo) s’imparava il numero di km del fiume più lungo, i metri del monte più alto, le tonnellate di patate prodotte da una Nazione e tutto ciò lo chiamavano Geografia. Con la Storia si ricordavano a memoria gli anni delle battaglie, delle scoperte, della durata dei regni.
Oggi si dice: “dammi il cinque!” senza pensare che quel numero adombra l’uomo come microcosmo, come evidenziato in una versione della figura vitruviana.
Ecco poi una frase che assume tre sensi diversi a seconda dell’epoca in cui è stata ed è proferita. “Ho fatto la terza” significava: ho frequentato la scuola fino a quella classe delle elementari. Tra uomini quella stessa frase, in tempi più recenti, era una vanteria a cui si faceva finta di credere: infatti ne ho fatte tre si riferiva al sostantivo femminile che il volgo indulge usare come sinonimo di coito, sia che l’oggetto evocato sia la tromba, la chiave o la scopa. Con “ho fatto la terza” oggi si capisce che chi parla si è sottoposto alla vaccinazione per quel numero di volte. A riprova che il progresso non è una marcia trionfale, e neanche lineare.
Dire di qualcuno sei un numero per dire sei nessuno appare una sublime contraddizione. Con l’alternativa per esprimere lo stesso concetto: sei uno zero, conto quanto il due di picche, ecc.
Con i numeri finisce la partita di calcio, si sta in fila, si tenta di farsi ragione con le statistiche. Numeri di telefono, passwords, numero civico. Tombola! Il numero di fagioli in un grande vaso di vetro porta la benevolente fortuna-tv.
Alle categorie dei numeri (negativi, complessi, ecc.) aggiungerei gli “indefinibili”, quelli che non si possono contare: le stelle del cielo, le donne possedute dal calciatore famoso (inspiegabilmente innumerevoli per uno che non è né un Adone, né un’aquila), i miliardi rubati allo Stato, il numero delle zanzare che la scienza non ha saputo sconfiggere, indirizzata dai nostri strateghi governanti a scopi più alti, come armi sempre più raffinate, non a simili bazzecole, ecc. Il numero dei morti e dei feriti di una guerra o di un’epidemia non potrà essere certo, ma è pure assai significativo.
Il numero dell’ultim’ ora è 83: la percentuale di stoccaggio del gas (la riserva per l’inverno?); così non arrotondata ha tutta l’aria di corrispondere a una quantità precisa e non essere solo una cifra indicativa. Speriamo che quel 17 che manca non porti jella.
Il bilancio della vita si fa con i numeri. Poi si contano le mogli, gli infarti, le gocce della medicina e così via… all’infinito.
Nicola Belcari